Un processo partecipativo volto a proteggere, valorizzare e gestire alcuni paesaggi all'interno del territorio regionale autonomo in Italia, anche definendo linee strategiche per il suo sviluppo sostenibile.
Problemi e scopo
“Il Piano Paesaggistico è uno strumento di pianificazione finalizzato alla salvaguardia e alla gestione del territorio nel suo complesso. Il suo ruolo è quello di integrare la tutela e la valorizzazione del paesaggio all'interno dei processi di trasformazione del territorio, con una funzione strategica, definendone le linee guida per il suo sviluppo sostenibile. Per questi motivi la normativa nazionale individua nel Piano Paesaggistico lo strumento principale al quale si conformano tutti gli altri strumenti urbanistici. Secondo questa prospettiva, la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia ha elevato il paesaggio a nodo centrale e punto di forza per lo sviluppo del proprio territorio e per la qualità della vita dei suoi cittadini; dal punto di vista operativo, la Regione ha scelto di elaborare il Piano attraverso un processo graduale e partecipativo articolato in più fasi secondo i dettami dell'art. 143 [1] del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (Decreto Legislativo n. 42/2004 e successive modifiche)" (Regione, 2014, cit., P. 9). La Regione attua inoltre il Piano secondo i principi della Convenzione Europea del Paesaggio (link 1) Il processo è stato avviato il 7 marzo 2014 e ad oggi, due anni dopo (3/3/17) non è ancora del tutto concluso.
Cronologia e contesto di sfondo
“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione ”(Costituzione italiana, art. 9).
Risale al 1939 la prima legge che ha cercato di tutelare il paesaggio in Italia, con un piano, cioè regole per la fruizione e la trasformazione dell'aspetto (di origine naturale o umana) del territorio (Legge n. 1497/39), quindi nell'era fascista. In quel periodo furono individuate delle eccezionalità, singole località caratterizzate da significative bellezze naturali.
A metà degli anni Ottanta - gli anni delle grandi riforme ambientali - la Legge “Galasso” n. 431/1985 che introduce i piani paesaggistici (sinonimo dell'attuale "paesaggio") comprendenti l'intero territorio regionale, nonché i vincoli di fruizione con normative graduali, anche generali (es. Distanza minima non edificabile dagli alvei dei fiumi).
Nel 2000 è stata firmata a Firenze la Convenzione Europea del Paesaggio (CEP) e pochi anni dopo è stato pubblicato il cosiddetto Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, il cosiddetto Codice "Urbano" (D.Lgs. 42/2004) che è stato corretto in 2008 normativa vigente di riferimento per l'attuazione delle procedure per la redazione dei piani paesaggistici regionali. Oltre alle nuove procedure, sono aumentate le funzioni dei piani, che riguardano anche le politiche di attuazione in materia di valorizzazione e gestione di alcuni paesaggi. Tuttavia, la legge italiana, sebbene pretenda di farlo, non riprende pienamente la definizione e lo spirito della Convenzione europea del paesaggio. Secondo il Codice Urbani "paesaggio significa il territorio espressivo dell'identità, il cui carattere deriva dall'azione dei fattori naturali e umani e dalle loro interrelazioni" (art. 131, comma 1). Ben distante dalla definizione secondo la quale: "Il paesaggio designa una parte (specifica) del territorio, così come percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e / o umani e dalle loro interrelazioni" (CEP, art.1 ).
Con questa definizione, il CEP introduce la partecipazione (delle popolazioni) come elemento essenziale per la definizione stessa di un bene comune da cui dipendono regolamenti e linee guida per le attività umane e gli investimenti pubblici. Mentre il Codice tende a far prevalere ancora il punto di vista degli esperti nell'analisi delle espressioni di identità.
Inoltre, questo passaggio ad un paesaggio definito dalle popolazioni (al plurale), quindi dagli abitanti in particolare, quindi non solo da chi risiede e vive stabilmente in un territorio, va oltre i meri confini spaziali in cui si esercita la sovranità popolare e potenzialmente include tutti gli amanti di un luogo e del suo paesaggio.
In Italia ci sono state alcune regioni che hanno costruito i loro piani paesaggistici in modo più o meno partecipativo. Ovvio requisito metodologico nel caso si voglia, in modo autonomo e volontario, aderire a livello regionale alla definizione del CEP e quindi elaborare in modo partecipativo non solo i dettami minimi del Codice Italiano dei Beni Culturali, ma includere nel azioni di valorizzazione, previste dal Codice, recupero partecipativo del senso del luogo e dell'identità comunitaria (includendo anche beni immateriali come le lingue locali), forme di partecipazione alla gestione dei beni comuni e alla loro valorizzazione, nuovi percorsi di mobilità lenta sempre rivolti a valorizzando il paesaggio.
Tra le prime regioni ad attuare questi piani fortemente ispirati dal CEP sono state la Puglia e la Toscana nel 2012-2013. Entrambi si sono dotati di piattaforme WebGIS partecipative per raccogliere report dal pubblico che può contribuire da tutto il pianeta.
Con l'attuazione di una parte del CEP, sono stati introdotti nel Codice del Patrimonio Italiano anche gli Osservatori del paesaggio (art. 133), uno nazionale e uno per regione, che dovrebbe essere una struttura di studio, elaborazione e collegamento tra attori. , cittadini e istituzioni. Non tutte le regioni lo hanno attivato al momento e non è ancora attivo nemmeno in Friuli Venezia Giulia.
Debora Serracchiani, attuale presidente della Regione, dedica al Paesaggio il 13 ° capitolo del suo corposo programma di 66 pagine. La giovane promessa (classe 1970) del Pd, arriva alla candidatura alla presidenza regionale dopo aver ottenuto la carica di parlamentare europea, dalla quale si dimette nel 2013, avendo vinto le elezioni regionali. Più che il termine "partecipazione", usato abbondantemente in molti sensi e in molti programmi, il concetto di paesaggio ritorna nel suo programma in vari capitoli: ambiente, sviluppo economico, trasporti, agricoltura, patrimonio artistico, turismo e così via. È considerato un "concetto al di sopra degli altri [...] da cui ricominciare [...]" (Coalition, 2013, p. 45) e che non si vuole "rinunciare a descrivere luogo per luogo, nel parti che sono ancora trasformabili e in quelle che non deve essere, pena la perdita di un patrimonio collettivo e, come tale, riconosciuto come valore” (Ib. p. 46) e farne un elemento distintivo ma anche di superamento dei confini nazionali. Il programma è scritto in 4 lingue (compreso il dialetto friulano) e mira infine a "fare in modo che le reti europee non siano considerate solo come corridoi di trasporto multimodali, ma altri importanti corridoi ambientali in grado di collegare spazi e luoghi transnazionali, per far dialogare le persone. in un altro modo ampliando le opportunità di relazione.In particolare, intendiamo rafforzare i programmi attorno all'Alleanza delle Alpi e intervenire su uno degli elementi identitari della Regione, il Tagliamento come fiume europeo" (Ib., P. 46).
Il paesaggio quindi ci obbliga ad affrontare tutti gli aspetti della territorialità e del suo governo quindi è particolarmente istruttivo analizzare come è stato organizzato un processo partecipativo per la costruzione del Piano paesaggistico regionale del Friuli-Venezia Giulia, terra di confine, ma come tante altre. altri; Regione Autonoma ma non per questo particolarmente predisposta o favorita, rispetto ad altre regioni, nell'autonomia di adottare strumenti partecipativi per la definizione delle proprie politiche paesaggistiche (link 1).
Organizzazione, supporto e finanziamento
Titolare del provvedimento è la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, l'organizzazione dell'iter del Piano paesaggistico e la sua redazione è curata dal Servizio Tutela del Paesaggio e della Biodiversità che riporta all'Assessorato alla Pianificazione Territoriale. Oltre a gestire l'organizzazione del processo generale e degli strumenti, la Regione offre finanziamenti fino ad un massimo di € 50.000 alle Comunità Montane e € 10.000 ai gruppi di Comuni, che decideranno in autonomia di aderire al corso, sottoscrivendo una Convenzione ( Lr 27/2014, art. 3). Per queste attività, invece, è autorizzato un costo totale di soli 100.000 euro per l'anno 2015 (Ib.). 100 comuni hanno aderito alla Convenzione.
Tra i principali enti di supporto c'è un gruppo di ricercatori dell'Università degli Studi di Udine - Dipartimento di Scienze Umane (in particolare geografi e sociologi) che ha curato la programmazione del corso ed è responsabile della redazione dei risultati, organizza anche un corso di accompagnamento formativo per i facilitatori nominati dai comuni per la gestione dei processi locali. Il corso si tiene a Udine (logisticamente più centrale del capoluogo Trieste).
Sono coinvolti anche i funzionari del Ministero per i Beni Culturali; le Soprintendenze sono gli ispettori del Governo sulle trasformazioni del paesaggio e dei beni culturali, ma non è esplicito con quale ruolo agiscono nel processo partecipativo. Probabilmente hanno inserito una notevole quantità di dati nell'Archivio Partecipativo WebGIS.
Reclutamento e selezione dei partecipanti
Il coinvolgimento si distingue secondo i due livelli di governo del piano.
Il primo livello è a scala regionale, di informazione generale e aperto a un vasto pubblico. Tutte le parti interessate che vogliono informarsi e informare, contribuendo alla raccolta di dati sui valori paesaggistici (positivi o negativi), sui sottoprogetti (es. Mobilità lenta) e sui progetti di valorizzazione trovano un sistema informativo territoriale regionale accessibile dal Web e ( utilizzo ancora più semplice) una piattaforma online "Archivio Partecipativo", un WebGIS che raccoglie e rappresenta su una cartografia di base le indicazioni paesaggistiche che possono essere compilate da chiunque. Tuttavia ogni relazione, prima di essere pubblicata, viene verificata e poi accettata (Lo strumento è a cura dell'Università degli Studi di Udine - Dipartimento di Scienze Umane). Il problema con queste voci è che non è possibile ospitare commenti esterni (né diretti né indiretti, tramite gli editor) sulle singole schede, non è possibile identificare l'autore di una scheda quindi non sono possibili consultazioni tra pari (tra i esperti stessi) così come non è possibile risalire alle modifiche apportate dai curatori, consentendo poca trasparenza, verso gli esperti stessi e verso il pubblico a cui lo strumento vorrebbe essere rivolto. Accanto alla comunicazione online, si sono svolti due cicli di workshop (11, in varie sedi), coprendo tutte le macro tipologie geografiche del territorio regionale (Bianchetti et al., 2014). Sono disponibili programmi, poster e presentazioni di diapositive delle relazioni degli esperti. Non sono state invece fornite quantificazioni sui partecipanti, né report degli interventi nel caso qualcuno riuscisse ad esprimersi. Ciò non era scontato date le modalità tipiche dei laboratori italiani. Ad esempio, in quello sul paesaggio montano organizzato il 13 aprile 2015 presso la Casa del Popolo a Prato Carnico (Udine) al centro delle Alpi Carniche, in una location assolutamente decentrata, il workshop inizia alle 9:30 con 2 politici interventi (Sindaco e Assessore regionale), seguiti da 6 interventi tecnici più 2 interventi programmati dalla Comunità Montana della Carnia e dal Coordinamento dei Beni Collettivi, per iniziare il dibattito alle 12:45 e concluderlo a tempo indeterminato (link 1). Probabilmente poco dopo, all'ora di pranzo, dove molto probabilmente verrà allestito un rinfresco offerto dalle istituzioni [ed].
Il secondo livello è di consultazione ed è finalizzato sia alla raccolta di segnalazioni (anche cartacee) sia alla generazione e diffusione di un senso condiviso e attivo del luogo, che a partire dalla scala locale, dai singoli elementi da riconoscere e le risorse locali da valorizzare, si collega alle strategie regionali. Aderiscono a questo percorso solo i Comuni che hanno sottoscritto la Convenzione (vedi sopra) con la Regione. Gli incontri (laboratori, mappe della comunità, tavoli di discussione) si svolgono negli uffici del proprio territorio e sono accessibili a tutti gli interessati e in cui sono coinvolti testimoni privilegiati scelti dai curatori dell'Ateneo per stimolare il confronto. Dovrebbero essere allestiti punti del paesaggio dove poter incontrare il facilitatore locale e vari materiali, libri, documentazione. Sono state quindi fornite indicazioni per l'assunzione di facilitatori che potranno essere giovani laureati locali o persone che hanno già esperienza in tali pratiche, tuttavia, anche in base alla loro esperienza, verranno coinvolti in un percorso formativo gestito da ricercatori dell'Università degli Studi di Udine. (Bianchetti et al., P. 44). I bambini in età scolare e le loro famiglie vengono invece raggiunti da un questionario, di cui non vengono forniti ulteriori dettagli (Bianchetti et al., Pp. 42-45).
Le modalità di pubblicizzazione del processo ci sono oscure, non ci sono informazioni sul sito web e non sembrano esserci pagine dedicate su Facebook. Pertanto, se le modalità di diffusione e coinvolgimento sono state lasciate alla diffusione delle informazioni nei canali utilizzati dai professionisti, ciò potrebbe aver influenzato particolarmente la partecipazione di questi, quali ricercatori universitari, funzionari regionali e funzionari MIBACT, e alcuni abitanti.
Metodi e strumenti utilizzati
La progettazione partecipata del territorio, urbanistica o progettazione architettonica è un approccio che inserisce, nelle tradizionali procedure o processi di elaborazione dei piani, diversi momenti di comunicazione-interazione con il pubblico, con diverse intensità di empowerment sul processo (da consultazione per decisione diretta).
Quando il processo di generazione di un'idea è legato a numerose questioni oa numerosi attori, il semplice brainstorming è spesso inadeguato. Ciò significa che le sessioni sono meno creative di quanto potrebbero essere, la produttività del lavoro è minacciata e le persone si staccano dal processo. Questo è un problema serio se hai bisogno di ottenere un consenso. Tuttavia, il brainstorming può ancora essere efficace se viene adottato un approccio diverso nell'organizzazione delle sue sessioni. Nella Charrette le persone sono coinvolte in diversi piccoli gruppi, ognuno dei quali genera idee uno dopo l'altro finché tutti hanno avuto l'opportunità di contribuire pienamente. Allo stesso modo, i gruppi prendono le idee generate da un altro gruppo e le consegnano al gruppo successivo, in modo che rielaborino, perfezionino e alla fine assegnino la priorità alle idee prodotte.
Con il termine workshop (letteralmente: laboratorio) si intende, nel gergo delle pubbliche amministrazioni italiane, un convegno o una riunione, sul modello di quelli accademici ma senza discussant (counter-speaker o critico). I relatori del workshop sono solitamente esperti, addetti ai lavori, funzionari, politici nelle fasi introduttiva e finale.
Dopo le relazioni degli esperti, viene quasi sempre riservato uno spazio brevissimo al dibattito con interventi del pubblico, pianificati (a volte non esplicitamente) o meno.
Oltre al linguaggio, il paesaggio è un elemento di forte identificazione sociale locale, quindi legato alla condivisione dei valori e delle aspirazioni di una comunità in un territorio. Fonte di ispirazione e metodologia - utilizzata anche nel caso in questione - per la riappropriazione del senso del luogo che la globalizzazione minaccia sempre più, sono le Community Maps, basate sull'idea di Parish Maps, concepite nel Dorset (Inghilterra), dal Organizzazione Common Ground, fondata nel 1983. Le Community Maps possono essere considerate il risultato formale di un processo partecipativo attraverso il quale, un gruppo o una rete di gruppi scopre di condividere determinati valori solidi (punti fissi e solidi, non liquidi) e una prospettiva, un senso, una direzione (cosa fare con quei valori in futuro? con quei luoghi?) al punto da essere una comunità (rete di portatori di valore). Questo processo dovrebbe quindi indurre un'ulteriore consapevolezza a richiedere maggiore attenzione da parte del pubblico e quindi esigere nuove opportunità di partecipazione pubblica [ed]
Cosa è successo: processo, interazione e partecipazione
La governance del percorso è su due livelli. Il primo livello è regionale e informativo, finalizzato ad informare sul piano paesaggistico (laboratorio sul territorio, sito web) e fornire pubblicazioni (quaderni di laboratorio, vademecum di percorso, newsletter) e strumenti di mappatura online WebGIS. Questo livello è gestito direttamente dal servizio tecnico regionale. Per tutti gli appuntamenti dei laboratori sono stati pubblicati i materiali dell'incontro, il programma, i poster, le diapositive degli interventi previsti, ma non ci sono verbali e non vengono descritte le modalità di pubblicizzazione degli eventi (link 1)
Il secondo livello è prevalentemente faccia a faccia e si svolge presso le sedi delle Comunità Montane o dei 100 Comuni che hanno aderito alla Convenzione con la Regione, usufruendo anche del finanziamento. Il finanziamento è destinato a coprire i costi delle attività che il piano di coinvolgimento prevede su scala locale. Uno di questi è la costruzione di mappe comunitarie, sviluppate in un gruppo di lavoro locale guidato da un facilitatore e un progettista di mappe. Un esempio di mappa della comunità è quella di Montemars realizzata dal designer Saul Darù con il metodo Charrette nel 2014/2015 nell'ambito di un progetto europeo di valorizzazione degli Ecomusei.
Non si sa come si svolgano le attività di progettazione, né nel processo di Piano né in relazione all'esempio dell'Ecomuseo. Sempre come linee guida per il livello locale, è stato consigliato di attivare un punto di ritrovo fisico (landscape point), una sorta di ufficio aperto in alcune fasce orarie settimanali dove è sempre possibile trovare il facilitatore di zona, documentazione, libri, schede per la compilazione di rapporti. Altre azioni di sensibilizzazione sul processo affidato ai gruppi locali sono da diffondere attraverso i media a disposizione degli enti locali e delle associazioni coinvolte (siti web, canali social, newsletter e riviste) e nelle scuole, attraverso la distribuzione di questionari agli alunni da compilare a. a casa, insieme alle famiglie (Ib., p. 45). Infine, saranno formati tavoli di discussione locali con testimoni qualificati ai quali tutti potranno partecipare e soprattutto ai quali tutti saranno invitati a portare materiali e documenti relativi al paesaggio e ai suoi mutamenti nel tempo (foto da album di famiglia, cartoline, lettere, testi, oggetti, ecc ...) che ritengono utile condividere nel processo. “I tavoli avranno lo scopo di far discutere i partecipanti sulle strutture e le dinamiche dei paesaggi locali per identificare gli aspetti non negoziabili del territorio e per individuare uno scenario auspicabile per lo sviluppo futuro. Inoltre, provvederanno alla loro parte nella raccolta dei dati destinati all'Archivio partecipato on line” (Ib., P. 45).
Anche a livello locale non si sa nulla. Non vengono fornite nemmeno le informazioni minime per poter svolgere un'indagine indipendente sui siti o tramite contatti personali. Ad esempio, nulla riguarda i "punti paesaggio" e i gruppi locali attivati, i programmi degli incontri, le associazioni coinvolte. Eppure questi dati avrebbero dovuto essere pubblicati da tempo — proprio ai fini della pubblicità e rendere possibile la partecipazione a distanza — visto che anche la fase locale è terminata ei dati sono in corso di elaborazione (intervista del 31/1/17 a un curatore del Università degli Studi di Udine).
“Al termine del processo, i dati ottenuti saranno sintetizzati e organizzati dal gruppo di lavoro dell'Università degli Studi di Udine che redigerà un documento organico di sintesi. Il documento sarà presentato in incontri pubblici organizzati per area convenzionata. Durante l'incontro sarà possibile raccogliere ulteriori elementi e riflessioni. Una volta concluso l'intero iter, il gruppo di lavoro dell'Università degli Studi di Udine redigerà un documento di sintesi finale che sarà consegnato alla Regione affinché i dati raccolti vengano presi in carico dal Piano Paesaggistico Regionale" (Ib. Pp . 46-47).
Influenza, risultati ed effetti
Al momento sul sito sono disponibili solo i materiali relativi a quanto avvenuto nella prima fase, cioè al primo livello di governance (vedi paragrafo precedente) ma non sono presenti verbali e dettagli relativi all'interazione con il pubblico.
Nell'Archivio Partecipato online è già possibile trovare una notevole mole di lavoro svolto, infatti la mappa è ricca di segnalazioni, anche in dettaglio, segno di un buon livello di coinvolgimento della popolazione, che però soffre di una grave carenza di trasparenza su come sono redatte. i dati e l'impossibilità di interagire con essi.
Non ci sono informazioni sull'impatto nelle decisioni perché il percorso non è ancora del tutto concluso. Si tratta, però, di un processo di consultazione che lascia molto spazio all'interpretazione, sia nella trascrizione dei risultati dei tavoli di discussione che nel riconoscimento delle varie richieste da parte della Regione, anche grazie alla grave mancanza di trasparenza.
Le reazioni degli attori economici organizzati dovrebbero essere indagate, sia sul processo partecipativo che a livello in generale perché non è previsto il loro specifico coinvolgimento nel processo. Da un'intervista del 31/1/17 ad un membro del personale dell'Ateneo risulta che questo coinvolgimento è avvenuto ovunque con associazioni ambientaliste, agricole e culturali, invece con le organizzazioni delle categorie economica, industriale, commerciale e sindacale si è verificato solo in due circostanze, in due comuni con laboratori specifici. Il percorso è in fase di elaborazione dei dati raccolti, pertanto il rientro nei territori della prima stesura del report non è ancora iniziato. Si stima che abbiano partecipato circa 10.000 persone.
Analisi e lezioni apprese
La delibera sul paesaggio della Convenzione Europea, quando sarà pienamente attuata dalle Regioni (enti preposti alla pianificazione paesaggistica), potrebbe diventare la matrice di tutti i piani e la mappa degli scenari di sviluppo futuri. Con la sua definizione rende la partecipazione pubblica non solo un percorso obbligato, ma soprattutto un fattore sostanziale che si nutre e cresce quando riflette e si lega all'identità (non solo territoriale in senso subnazionale, ma anche sovranazionale e planetario , come essere umano complesso) e dei suoi valori. Pertanto, la produzione di piani paesaggistici può diventare l'inizio di una stagione partecipativa in espansione se non vengono vanificati quegli ultimi sforzi e le deboli aspettative di cittadini già abbastanza scoraggiati. È quindi importante verificare se eventuali attori organizzati, non coinvolti nel processo, verranno intercettati o, al contrario, se intercetteranno, al termine del processo, la trasmissione dei risultati, modificandoli a loro favore.
Vedere anche
Bello è Possibile: Paesaggio Town Meeting (Toscana, Italia)
Riferimenti
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia (2014), Assessorato alle Infrastrutture, Mobilità, Pianificazione Territoriale, Lavori Pubblici, Edilizia, Piano Paesaggistico Regionale, Vademecum per il percorso partecipativo, https://www.regione.fvg.it/rafvg/export/sites/default/RAFVG/...
Bianchetti A., Carestiato N., Guaran A., Maiulini E., Il processo partecipativo per il Piano Paesaggistico della Regione Friuli Venezia Giulia, in: Regione (2014), pp. 42-49.
Coalizione della candidata Presidente della Regione Debora Serracchiani, "Torniamo ad essere speciali", Programma elettorale per il mandato regionale, 2013-2008, Udine, aprile 2013 http://www.presidente.regione.fvg.it/debora/export/sites/presidente/programma/PROGRAMMA-ELETTORALE-2013-FVG-SERRACCHIANI_links.pdf [collegamento morto]
Documenti prodotti dalla Pubblica Amministrazione
Risoluzione del Consiglio, n. 433 del 7/3/2014, Avvio del piano paesaggistico [...] http://www.regione.fvg.it/rafvg/export/sites/default/RAFVG/ambiente-territorio/tutela-ambiente-gestione-risorse-naturali/FOGLIA200/FOGLIA2/allegati/DGR_433_struttura_PPR_allegati.pdf [collegamento morto]
1. Regione Friuli Venezia Giulia - Piano Paesaggistico Regionale
2. Regione Friuli Venezia Giulia - Archivio Partecipativo (WebGIS)
Collegamenti esterni
1. Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, https://www.regione.fvg.it/rafvg/cms/RAFVG/ambiente-territorio/pianificazione-gestione-territorio/FOGLIA21/
Note
[1] L'articolo 143 del codice dei beni culturali prevede il minimo che deve prevedere l'azione del piano paesaggistico. Si tratta di un articolo molto lungo, che cita le funzioni del piano, ovvero il riconoscimento del territorio e l'analisi del suo patrimonio paesaggistico e dei beni posti sotto tutela, richiede l'individuazione di ulteriori aree o proprietà poste sotto tutela, da valorizzate, quelle gravemente compromesse e degradate, linee guida prioritarie per i progetti di conservazione, recupero, valorizzazione, riqualificazione e gestione delle aree, indicando gli strumenti gestionali anche incentivanti.