Problems and Purpose
Dall’idea di un giovane studente di architettura (Mariano Marmo) nasce un progetto di coinvolgimento dei giovani alla realizzazione di opere artistiche con una tecnica originale (anamorfosi) per la riappropriazione simbolica di luoghi degradati e la comunicazione di messaggi pubblici di riscatto sociale.
“Il progetto nasce dalla constatazione dello stato di degrado ormai decennale della stazione della metropolitana di Piscinola, dovuto all’abbandono del cantiere che avrebbe dovuto completare il progetto di questo importante nodo di interscambio extraurbano per la viabilità su ferro. Il progetto di Mariano Marmo propone un allestimento artistico, in chiave anamorfica dei tre principali accessi ai binari: la possibilità di smontaggio, il ridotto costo di realizzazione e la eventuale temporaneità delle opere mirano a riqualificare la stazione usando il degrado come materia stessa della progettazione artistica, nell’attesa di poter finalmente (o eventualmente) utilizzare l’intera area secondo il progetto architettonico, al momento incompiuto” (Pagliano, 2016).
“In fase di allestimento dei luoghi è stata coinvolta attivamente la comunità locale allo scopo di rafforzarne il sentimento di identità e di appartenenza, trasformando così la stazione di Piscinola da luogo di transito anonimo e degradato in un sito che la collettività possa riconoscere come proprio e in cui potersi identificare” (Ib.).
“Il progetto si propone di partire dal diffuso fenomeno dell’imbrattamento murario per trasformare quell’atto vandalico in una testimonianza di speranza e di riscatto attraverso un’attribuzione di senso positivo attraverso l’arte. Anche le architetture, abbandonate e svilite dall’incuria, da oggetto di intervento e di fruizione, si trasformano in semplice substrato, perdendo valore in quanto spazio in sé ma acquisendone uno nuovo che, oltre ad essere il risultato dell’operazione artistica, è anche la somma di elementi già esistenti con la propria storia e le proprie caratteristiche e dei nuovi segni che ad essi si sovrappongono, in parte annullandoli, in parte rafforzandoli. Le installazioni anamorfiche richiedono l’interazione dell’osservatore che, da frettoloso passeggero, diviene soggetto indispensabile per la formazione di immagini significative: l’anamorfosi genera nello spettatore un coinvolgimento attivo in una dimensione ludica che include il soggetto all’interno dell’opera stessa. Le installazioni anamorfiche proposte per la stazione di Piscinola sono tutte reversibili e facilmente smontabili per ripristinare in futuro, se questo dovesse finalmente accadere, l’originaria funzionalità di quei luoghi di passaggio nelle forme e nelle logiche progettuali con le quali era stata avviata l’incompiuta realizzazione del progetto architettonico” (Ib.).
Background History and Context
La stazione di Piscinola è al capolinea della linea metropolitana 1 che collega il centro di Napoli alla periferia nord-ovest. La stazione si trova sul confine tra l’omonimo quartiere e quello di Scampia. Quest’ultimo è stato reso celebre dall’opera dello scrittore Roberto Saviano, “Gomorra”, e dalle varie rappresentazioni cinematografiche, che con lo stesso titolo, ritraggono un paesaggio periferico napoletano altamente degradato, simboleggiato dalla presenza dominante delle Vele e popolato da una criminalità diffusa e opprimente. Ispirate alle unités d’habitation di Le Corbusier, sono esemplari forse unici nel loro genere di edilizia economica residenziale per l’originalità del loro disegno megastrutturale: originariamente dovevano ospitare 6.500 abitanti e vari servizi [1]. Comunemente ad altri progetti di utopismo abitativo di stampo industrialista, avviati negli stessi anni in diverse grandi città del mondo, a parte qualche rara eccezione, sono state interpretate come emblematiche cause di un totale fallimento sociale [1]. Terminate nel 1975 ne è iniziata la demolizione a partire dal 1997. Ne rimangono quattro ancora parzialmente abitate di cui è prevista la totale demolizione nei prossimi anni. Alle famose Vele dunque si aggiungono altre strutture, in genere di edilizia pubblica, impostate nello stesso progetto urbanistico. Come le Vele nel “quartiere di Scampia il degrado fisico di alcuni luoghi è strettamente connesso a quello sociale” (Pagliano, 2016). Così succede nella stazione incompiuta di Piscinola. Va precisato però che non tutto il quartiere e non tutte le megastrutture residenziali - quelle acquistate dal ceto medio ad esempio - o gli edifici e spazi pubblici sono degradati e la presenza di diverse associazioni e relazioni di comunità convive ma compete con l’opprimente criminalità [2] e le cause dovrebbero essere ricercate in altri fattori, come i servizi mai realizzati, l'incompiutezza dei collegamenti pubblici, l'isolamento fisico e sociale prodotto tra i diversi strati delle popolazioni urbane.
Organizing, Supporting, and Funding Entities
"L’intero processo ha avuto fin dall’inizio la volontà di creare un’azione ‘dal basso’: il progetto nasce con la Tesi di Laurea di uno studente, Mariano Marmo, di cui il Diarc (Dipartimenti di Architettura, Università di Napoli “Federico II” (nella figura dei proff. Alessandra Pagliano e Angelo Triggianese) si è fatto promotore, coinvolgendo l’EAV (Ente Autonomo Volturno - il gestore delle stazioni e linee metropolitane della città) in qualità di ente realizzatore e il Comune di Napoli per la scelta delle realtà sociali alle quali affidare la realizzazione partecipata delle installazioni artistiche” (Pagliano, 2016). Dalla documentazione visionata (Ib.) e da quella online (link 1) non vengono date informazioni sull’entità dei costi [3].
Participant Recruitment and Selection
Il progetto ha coinvolto nella realizzazione delle installazioni i docenti e gli studenti dell’Istituto Comprensivo 43 “Tasso - San Gaetano”, nonché personale tecnico dell’EAV. Essi sono stati selezionati dal Comune - Assessorato al welfare e alle politiche sociali (Pagliano, 2016) e coinvolti direttamente da Mariano Marmo come si evince dalle foto presenti sulla pagina Facebook dedicata al progetto (link 1). Non sono fornite su questo aspetto altre informazioni accessibili online [3].
Methods and Tools Used
Installazioni artistiche partecipate sono momenti in cui l’artista (individuo o gruppo) coinvolge un gruppo di cittadini alla realizzazione di un’opera, di un’idea, di una installazione. I metodi e gli spazi di potere dei partecipanti in questo genere di collaborazioni non sono standardizzabili e attengono ovviamente alla tipologia di opera e alla personalità dell’artista. In genere posizionate in spazi pubblici la opere diventano l’oggetto attraverso cui i partecipanti esprimono il proprio consenso ad un atto trasformativo/performativo, collettivo, non necessariamente argomentato razionalmente. Oltre a contribuire alla realizzazione dell’oggetto talvolta il fruitore stesso può essere coinvolto dall’oggetto, in qualità di attante (Latour, 2007), ossia di attore non umano, a riprodurre l’oggetto, mutando ad esempio le proprie azioni, rompendo le abitudini, generando retro-azioni, assumendo nuovi atteggiamenti e generando nuove relazioni sociali. Queste modalità espandono le potenzialità partecipative oltre le forme dell’argomentazione puramente logica e razionale (Mouffe, 2002), ma la ricerca è scarsa e ancora debole su questo filone di fenomeni partecipativi e che l’arte, come espressione di identità, possa coniugarsi con partecipazione pubblica desta un interrogativo di fondo (vedi sotto - Analisi e lezioni apprese).
What Went On: Process, Interaction, and Participation
Il percorso è iniziato nell’ottobre 2013 e si è concluso con l’inaugurazione dell'opera il 15 luglio 2014.
Dopo una fase di studio e di presa di contatto con i soggetti istituzionali e l’ente gestore della stazione, Mariano nella primavera del 2014 ha iniziato a predisporre il materiale comunicativo, la pagina Facebook e a coinvolgere le scuole.
Dapprima ha spiegato il concetto di anamorfosi ai ragazzi, docenti ed ai tecnici dell'EAV. Si tratta di una tecnica di composizione che sfrutta la tridimensionalità dei volumi urbani e l’irregolarità delle superfici. Essa permette di vedere un testo - quello individuato da Mariano è “La cultura è l’unica arma di riscatto” (scritta in stampatello in font Helvetica) solo da una prospettiva, ossia posizionando la propria vista soltanto da un punto preciso, altrimenti si vedono lettere multicolorate, deformate o scollegate tra loro, che quasi si confondono con i comuni graffiti imbrattanti.
I ragazzi poi sono stati coinvolti nell’esecuzione del lavoro, riempiendo di colore gli spazi vuoti lasciati dalle maschere in carta.
Influence, Outcomes, and Effects
Alla inaugurazione della Stazione di Piscinola ne è seguita la pubblicazione del libro (Pagliano, Marmo, 2014) una presentazione pubblica, in Università, in presenza del sindaco e una premiazione nell’ambito del concorso RI.U.SO. 2015 presso il SAIE (Salone dell’edilizia) di Bologna. Inoltre il progetto è stato replicato in altri contesti.
Non è possibile capire dai documenti visionati fino a che punto i partecipanti abbiano contribuito alla definizione del testo artistico o alle modalità di esecuzione, o se siano semplicemente stati impiegati come manodopera per una semplice verniciatura creativa degli spazi non protetti dalle maschere. Servono ulteriori approfondimenti [3]. Ad ogni modo, nelle parole dei promotori pare che un coinvolgimento sia andato oltre l’aspetto pratico e abbia aderito alle esigenze dei più giovani.
“Ora che il mondo costruito dagli adulti a loro misura e piacimento, sul delirio tecnocratico e sulla frenesia consumistica, sta mostrando tutte le sue contraddizioni, e sembra volgere inesorabilmente all’implosione autodistruttiva, l’unica alternativa sensata è scegliere di cambiare rotta con decisione, assumendo il punto di vista dei più piccoli e prestando ascolto alle loro parole. Solo così forse sarà pos- sibile ritrovare il sentiero del vero progresso umano, e abbandonare una volta per tutte la strada senza uscita dello sviluppo insostenibile inventato dai ‘grandi’. “Quando la città sarà più adatta ai bambini, sarà più adatta per tutti” (cit., Pagliano, 2016). “Per questo, in un luogo ritenuto insignificante, di transito, attraversato dai più in fretta e spesso a testa bassa, un’installazione d’arte semplice ed espressiva fa da inciampo alle menti distratte o troppo occupate, per animare una pacifica ribellione contro l’ideologia egemone della produttività e del consumo, ben rappresentata proprio dalla rete metropolitana di trasporto ferroviario, che riduce al minimo i tempi di percorrenza e velocizza le fermate in itinere, a vantaggio delle “cose da sbrigare” una volta raggiunta la destinazione; in mezzo al confuso andirivieni dei tanti passeggeri della metropolitana, quel graffito realizzato dai ragazzi suggerisce di rallentare, o addirittura di sostare, per ritrovare il senso e il gusto di percorrere le distanze anziché correre alla meta” (Pagliano, 2016).
Analysis and Lessons Learned
Che arte e partecipazione possano coniugarsi non è scontato. E’ forse più l’effetto di tendenze comunicative per non dire ‘mode’ passeggere piuttosto che il portato di un fondamento teorico? Sarebbe come costruire democraticamente un’identità, ancor più difficile che costruire un’ideologia in tale modo, ammesso che fosse plausibile e possibile. E’ forse un’ambizione che può rivelarsi una falsificazione dei termini. Per dare una risposta, seppur parziale, servono maggiori approfondimenti sul caso e teorici.
See Also
References
[1] Sicignano, E. (2016), Le Vele di Scampia a Napoli ovvero il fallimento dell’utopia, in: Tecnologia, 65 > http://www.archidiap.com/beta/assets/uploads/2016/05/65_368_373.pdf
[2] Fortis, L., (2017), Tra il degrado e la borghesia così Scampia prova a risorgere, 5 maggio, Il Giornale > http://www.ilgiornale.it/news/cronache/scampia-periferia-napoli-1393064.html (ril. 17/8/17).
[3] Eventuali ulteriori approfondimenti possono essere in Pagliano, A., Marmo, M. (2014).
Latour, B., (2007), Reassembling the social, Oxford University Press, Oxford.
Mouffe,C. (2002), Deliberative Democracy or Agonistic Pluralism, in Political Sciences Series, 72, p. 17.
Pagliano, A. (2016), Arma il tuo riscatto (Napoli), in: Venti, D., Angelini, R., Agostini, A., Percorsi partecipativi nella progettazione e nella pianificazione, INU edizioni, p. 160.
Pagliano, A., Marmo, M. (2014), Arma il tuo riscatto. Installazione artistica partecipata per la Stazione di Pescinola, Giannini, Napoli.
External Links
Arma il tuo riscatto - Pagina Facebook > https://www.facebook.com/Arma-il-tuo-riscatto-1438826656356963/