L’Escuelita zapatista è un cammino di educazione dal basso in cui migliaia di persone provenienti da tutto il mondo hanno potuto condividere, insieme alle indigene zapatisti, forme di partecipazione volte all’esercizio collettivo dei principi dell’autonomia e della democrazia.
Problemi e scopo
L’Escuelita zapatista è un percorso di apprendimento, scambio e incontro a cui le comunità resistenti del Chiapas hanno invitato la società civile locale, nazionale e internazionale nel 2013. Un cammino di educazione dal basso in cui migliaia di persone provenienti da tutto il mondo hanno potuto condividere, insieme alle indigene e agli indigeni zapatisti, forme di partecipazione volte all’esercizio collettivo dei principi dell’autonomia e della democrazia:
«Secondo noi zapatiste, zapatisti, il luogo di insegnamento-apprendimento, la scuola, è il collettivo. Cioè, la comunità. E le/i maestr@ e le/gli alunn@ formano il collettivo. Tutte e tutti. Cosicché non ci sono un maestro o una maestra, ma c’è un collettivo che insegna, che mostra, che forma, ed in esso e con esso la persona impara e, a sua volta, insegna.» (EZLN, 2013e)
Storia e contesto
Il primo livello dell’Escuelita zapatista si è tenuto nell’agosto 2013 e ha visto la partecipazione, in territorio zapatista, di 1700 persone provenienti dal Messico e dal mondo. Una seconda e una terza tranche del I livello sono state organizzate a cavallo tra il dicembre e il gennaio 2013/2014, per un totale di 5000 “alunne/i” partecipanti. Infine, il II livello si è aperto nel maggio 2014 e si è concluso a fine settembre dello stesso anno.
Sin dall’insurrezione delle comunità indigene del Chiapas il 1° gennaio del 1994, la relazione e l’interlocuzione con quella che gli zapatisti chiamano «società civile» del Messico e del mondo è stata sempre di fondamentale importanza (EZLN, 2005).
Il loro cammino di costruzione di democrazia e autonomia «dal basso e a sinistra» è stato sia un esempio concreto di «nuova cultura politica» - grazie a cui hanno fornito «un contributo fondamentale alla sinistra e ai movimenti in termini di riflessione e analisi politica anticipando quel dibattito sviluppatosi nei Forum Sociali mondiali a partire dall’anno 2000» (Tatawelo, 2011) -, ma anche uno strumento attivo di costruzione di nuove forme di partecipazione politica e di alleanze transnazionali, all’altezza di un’epoca ormai globalizzata.
«Lo zapatismo non è una nuova ideologia politica o una rivisitazione di vecchie ideologie. Lo zapatismo non è, non esiste. Solamente serve, come servono i ponti, per attraversare da un lato all’altro. Ciascuno ha il suo uno e altro lato. Non ci sono ricette, linee, strategie, tattiche, leggi, regolamenti o slogan universali. Esiste solo un desiderio: costruire un mondo migliore, cioè, nuovo» (EZLN, 1996, trad. mia)
È questa la postura con cui gli zapatisti e le zapatiste inaugurano un lungo percorso di articolazione tra loro e la società civile nazionale e internazionale, un percorso segnato dalla creazione di diverse forme d’incontro in cui si condensa il «senti-pensare» zapatista: l’ascolto delle differenze, il rispetto reciproco per la dignità e per i «modi» d’ognuno, la ricerca di «un mondo che contenga molti mondi» e non l’imposizione di un modello unico per tutti. Con questo spirito, nell’agosto 1996, l’EZLN convoca diverse realtà sociali e politiche a partecipare al primo grande momento di riunione globale del Chiapas: l’Encuentro Intercontinental por la Humanidad y contra el Neoliberalismo (EZLN, 1996).
E con la stessa postura, nel 2005, pubblica la Sesta dichiarazione della Selva Lacandona. Un testo politico in cui le zapatiste e gli zapatisti ribadiscono la loro storia, la loro identità e rilanciano verso una nuova strategia politica futura: la costruzione di un’alleanza nazionale e mondiale con tutte le forze che si mobilitano per un mondo migliore, per «il futuro dell’umanità» e per «un’alternativa alla distruzione neoliberista» (EZLN, 2005).
Con questo testo gli zapatisti inaugurano, nel 2005/2006 e in concomitanza con le elezioni politiche, un percorso che prende il nome di «Altra Campagna» (la Otra Campaña) in cui, fuori dalla politica istituzionale dei partiti, costruiscono e consolidano relazioni e obiettivi con tutti coloro che, in Messico, credono in «un altro modo di fare politica» per cui non si tratta di prendere il Potere ma di «rivoluzionare la sua relazione con chi lo esercita e chi lo subisce» (EZLN, 2005).
Come durante l’insurrezione del ‘94, la posta in gioco è ancora quella di una nuova Costituzione, «cioè nuove leggi che prendano in considerazione le richieste del popolo messicano che sono: casa, terra, lavoro, cibo, salute, educazione, informazione, cultura, indipendenza, democrazia, giustizia, libertà e pace», e che siano espressione delle richieste della società civile democratica, esclusa ed emarginata dalla Politica istituzionale (EZLN, 2005).
In ambito internazionale invece, la Sesta Dichiarazione apre alla costruzione di una solidarietà attiva con i movimenti sociali dell’America Latina – citano, nel testo, le mobilitazione indigene in Bolivia e Ecuador, le lotte piquetere e degli studenti argentini, quelle del popolo Mapuche in Cile, passando per Cuba e il Brasile – e del mondo intero, dall’Europa, fino all’Asia, all’Africa e all’Oceania.
Tra il 2005 e il 2008 hanno luogo nuovi incontri internazionali «che non siano dal pulpito, dove pochi parlano e tutti gli altri ascoltano, ma senza altari, alla pari, dove tutti parlano, e in ordine... con una buona organizzazione ... affinché poi ognuno ne parli con i suoi compagni e compagne nei suoi mondi» (EZLN, 2005). I primi, tra il 2006 e l’inizio del 2007, con il titolo Encuentro de Pueblos Zapatistas con los Pueblos del Mundo, vedono la partecipazione di migliaia di persone ad attività d’apprendimento e di scambio direttamente nei territori delle comunità zapatiste (EZLN, 2006, 2007a, 2007b) . Mentre gli altri, a cavallo tra il 2008 e 2009, con il nome di Festival de la Digna Rabia, rappresentano una chiamata a raccolta di organizzazioni sociali e politiche affinché espongano le loro esperienze di resistenza e di lotta sociale (EZLN, 2008a).
Ciascuno di questi momenti risponde alla crisi profonda, alla «tormenta capistalista» come la chiamano gli zapatisti (EZLN, 2016), che attraversa socialmente e politicamente il piano locale e quello globale, e quindi all’urgenza di trovare spazi di condivisione e di elaborazione di un’alternativa possibile. Ma non solo: rappresentano anche una possibilità concreta di rafforzamento, crescita e trasformazione interna al progetto dell’autonomia a fronte della condizione di attacco permanente in cui versano le comunità resistenti.
Come spiegano gli zapatisti, infatti, è durante gli anni del consolidamento dell’autogoverno e delle capacità di autogestione delle comunità zapatiste, in particolare dal 2003 in poi, che il governo messicano comincia quella che l’EZLN chiama «guerra a bassa intensità» non più (o non solo) con le armi da fuoco dei paramilitari, ma anche con quelle dell’economia e della politica. Raul Zibechi parla, a proposito, di «politiche contro-insurrezionali» portate avanti, con modalità differenti, da tutti i governi neoliberisti dell’America Latina. Politiche che hanno lo scopo d’indebolire e distruggere le forme di organizzazione autonoma della popolazione sostituendole con relazioni di dipendenza dallo Stato e con promesse di sviluppo basate su modelli consumistici e di competizione sociale, sulla privatizzazione delle terre comuni e sull’acquisto dei voti politici (Zibechi, 2010).
Di fronte a tutto ciò, dal 2009 seguiranno circa quattro anni di sospensione delle attività pubbliche. Anni in cui gli zapatisti e le zapatiste concentrano le energie nel potenziamento dell’organizzazione interna e nella riformulazione delle strategie politiche future. Fino a che, il 12 dicembre del 2012 - per i media occidentali data della fine del mondo e per il calendario Maya inizio di una nuova era - migliaia di passamontagna tornano a marciare per le strade dei capoluoghi del Chiapas, in silenzio.
Da questo momento in poi comincia una nuova fase della politica zapatista inaugurata da: 1) sette comunicati dal titolo Loro e Noi - in cui rimarcano la differenza della cultura politica dell’élite al potere e quella di chi sta «in basso e a sinistra», 2) la pubblicazione de La Sexta, un testo di nuova apertura alla società civile nazionale e internazionale volto a stabilire i “sì” con i quali rilanciare le alleanze del passato e costruirne di nuove, 3) l’annuncio dell’Escuelita zapatista.
Nuova forma di partecipazione e d’incontro tra «mondi e «modi» differenti, l’Esculelita rappresenta una tappa fondamentale del percorso zapatista attraverso cui l’esperienza ventennale di autogoverno indigeno diventa terreno di sperimentazione, apprendimento e condivisione per migliaia di persone da tutto il mondo.
Le motivazioni che stanno alla base dell’organizzazione di questo evento sono principalmente tre: 1) la formazione, interna all’organizzazione autonoma, delle nuove generazione di indigene e indigeni zapatiste/i che, in occasione dell’Escuelita, sarebbero state le incaricate dirette della mediazione, della guida e dell’apprendimento delle e dei partecipanti 2) il rafforzamento dei legami con i popoli indigeni del Messico aderenti al CNI (Congresso Nazionale Indigeno) 3) il rinnovamento, attraverso nuove forme, principi e obiettivi, dell’alleanza con la società civile.
Non essendo possibile conoscere i particolari del primo e del secondo punto, sarà possibile soffermarsi solo sul terzo, quello che analizza e racconta l’evento dell’Escuelita dal punto di vista di chi vi ha partecipato come società civile.
Della durata di una settimana, ciascuna tranche del I livello dell’Escuelita, consisteva non in lezioni frontali, cattedre e professori, ma nella partecipazione attiva, di ciascun alunno o alunna, alla vita quotidiana delle comunità indigene zapatiste.
Organizzare, supportare e finanziare entità
Il promotore unico dell’Escuelita è l’EZLN, attraverso l’attività delle proprie «basi d’appoggio», nome con cui vengono indicate le comunità indigene che partecipano all’autogoverno zapatista, ossia forme d’organizzazione della vita basate sull’autonomia integrale rispetto al sistema di governo, ai sussidi e ai servizi forniti dallo Stato.
Grazie al lavoro preparatorio di mesi, nonché alla formazione previa a cui si sono sottoposte le stesse comunità ospitanti e le/i Votan (vedi paragrafo Metodi), le basi d’appoggio hanno garantito l’accoglienza gratuita (vitto, alloggio e trasporti) a tutti i 5000 partecipanti; stabilendo come luoghi dell’evento gli spazi comuni dei Caracoles (centri politico-amministrativi di ciascuna delle cinque regioni autonome), quello aperto della singola comunità e, infine, la casa di ciascuna delle famiglie.
L’unico servizio a pagamento (per un minimo di 100 pesos) comprendeva i cinque quaderni preparati nei mesi precedenti dalle comunità, nonché materiale di studio durante la settimana dell’Escuelita: un lavoro di auto-inchiesta in cui ciascuna regione autonoma mostra funzionamento, traguardi e problematicità del proprio percorso d’autogoverno democratico a partire da diverse prospettive - sistema politico, istituzioni sociali alternative, organizzazione delle donne.
Inoltre, come accadde per gli incontri internazionali precedenti, il CIDECI UniTierra di San Cristobal de Las Casas (Centro Indigeno di Formazione Integrale) ha offerto i propri spazi come luogo di raccordo degli ospiti in città e per la registrazione delle e degli alunne/i prima e dopo la loro permanenza nelle comunità.
Selezione e selezione dei partecipanti
Come accennato, l’Escuelita è stata anticipata da alcuni comunicati pubblicati sul sito enlacezapatista.org che, man mano, hanno introdotto le lettrici e i lettori all’evento della scuola. Questi comunicati, comparsi a partire dalla “riapparizione mediatica” degli zapatisti nel 12 dicembre 2012, non solo hanno svelato, man mano, la natura particolare di questa “piccola scuola”, ma anche i principi etici e politici su cui questa scuola si sarebbe basata. Questi ultimi hanno funzionato quali primi strumenti di “selezione” diretta e indiretta tra chi, nella società civile, vi si riconosceva o meno.
Indiretti perché non si trattava di stabilire criteri di esclusione o inclusione, quanto piuttosto di condividere una visione del mondo situata, un posizionamento sociale, uno “sguardo” dal basso che, dalle terre indigene zapatiste, avrebbe potuto illuminare altri sguardi, mostrarne le divergenze o coincidere con quelli di persone provenienti dalle più remote regioni del pianeta.
Come scrivono nel comunicato Loro e noi IV. Le sofferenze del basso: «anche se né tu né noi ancora lo sappiamo, siamo parte di un “noi” più grande e ancora da costruire» (EZLN, 2013a). Un “noi” che comprende chiunque devii dalla norma in posta dall’alto e per questo soffre sulla sua pelle una qualsiasi forma di esclusione o discriminazione sociale; che non cerca di rimuovere o di nascondere le infinite e irriducibili differenze tra gli esseri umani, ma anzi le valorizza quali fonti principali della libertà e della democrazia a venire.
Sulla base di questo “noi” si apre il testo pubblicato il 1° febbraio 2013 con il titolo Loro e noi V. La Sexta. Sulla scorta della Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona (vedi paragrafo Storia), questo comunicato ha l’obiettivo di specificare nuovamente le forme dell’alleanza zapatista con la società civile, quali prossimi passi, quando svolgerli e con chi. E tuttavia, come scrivono gli zapatisti:
«Convocare non è unire. Non pretendiamo di unire sotto una direzione, né zapatista né di qualunque altra filiazione. Non vogliamo cooptare, reclutare, sostituire, dimostrare, simulare, ingannare, dirigere, subordinare, usare. La destinazione è la stessa, ma la differenza, l’eterogeneità, l’autonomia dei modi di procedere sono la ricchezza della Sexta, sono la sua forza. Garantiamo e garantiremo rispetto, e chiediamo e chiederemo rispetto. Alla Sexta si aderisce senz’altro requisito che il “no” che ci convoca e l’impegno di costruire i “sì” necessari.” (EZLN, 2013b)
È in questo testo che, per la prima volta, esplicitano la necessità di un incontro tra i popoli della Sexta e le basi d’appoggio zapatiste nella forma migliore e più appropriata «cioè: come alunni». E in cui dichiarano le forme concrete della selezione dei partecipanti: «Per ora vi anticipiamo solo che chi può e voglia, e che sarà invitato espressamente dalla Sexta-EZLN, metta insieme i soldi per poter viaggiare in terre zapatiste in date da precisare» (EZLN, 2013b).
Per questo si accennava anche a una selezione diretta che è stata adottata in occasione della prima tranche del I livello dell’Escuelita, ad agosto 2013. In questo caso, infatti, centinaia di persone e organizzazioni sociali/politiche che da anni camminano insieme alle e agli zapatisti hanno ricevuto un invito formale alla partecipazione. Mentre in occasione della seconda e della terza sessione di dicembre e gennaio 2013/2014, chiunque fosse interessato a partecipare - individuo o collettività -, era tenuto a inviare un’email di presentazione e motivazione per poi attendere una risposta di conferma da parte dell’EZLN.
In quest’ultimo caso, l’apertura è stata di 360 gradi. Non esistevano criteri di selezione, ma solo la lettura attenta della:
«lista del necessario per frequentare la scuola in comunità. Senza questi requisiti NON SARETE AMMESSI: indisposizione a parlare e giudicare, disposizione ad ascoltare e guardare, un cuore aperto. Non importano la vostra razza, età, genere, preferenza sessuale, luogo di origine, religione, scolarità, statura, peso, aspetto fisico, la squadra per cui tifate, la vostra “anzianità” nel seguire lo zapatismo,... né le vostre calzature o se siete scalzi” (EZLN, 2013e)
A questo link si trovano i dati statistici che l’EZLN ha pubblicato riguardo alla composizione del gruppo delle e dei partecipanti alla prima tranche dell’Escuelita: http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2013/06/28/i-condiscepoli-v-legli-student/.
Metodi e strumenti utilizzati
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Deliberazioni, decisioni e interazione pubblica
L’Escuelita Zapatista si è svolta all’interno delle comunità zapatiste: qui migliaia di famiglie indigene, abitanti di piccoli villaggi sparpagliati tra la regione degli altipiani del Chiapas, la parte Nord della Selva e quella a Sud confinante con il Guatemala, hanno accolto nelle loro case altrettanti alunni e alunne provenienti da tutti e cinque i continenti. Oltre a una prima giornata di esposizione della storia e del sistema politico dell’autogoverno zapatista - in cui un maestro o una maestra rispondeva alle domande e dubbi dei partecipanti -, il resto della scuola consisteva nella condivisione della quotidianità della vita comunitaria: la partecipazione ai trabajos collectivos (lavori collettivi) - quali la raccolta del mais o del peperoncino, la produzione dello zucchero di canna o del pane - ai momenti dello svago o dei lavori domestici, alle istituzioni autonome della salute, dell’educazione e della giustizia. «Ovvero, come dire, in quei giorni farete parte di una famiglia indigena zapatista» (EZLN, 2013e).
Inoltre, ciascun alunna o alunno aveva il compito di studiare, durante specifici momenti della giornata, i quattro quaderni della scuola: strumenti di straordinaria importanza in cui le comunità raccontano se stesse, analizzando dall’interno il lavoro di trasformazione sociale e politica di vent’anni di autonomia zapatista, mostrandone la storia, le difficoltà e gli sviluppi.
Figura fondamentale dell’Escuelita era il Votán:
«Perché il Votán è, come dire, la colonna portante della scuola. È il metodo, il piano di studio, il maestro-maestra, la scuola, l’aula, la lavagna, il quaderno, la penna, la scrivania con la mela, la ricreazione, l’esame, il diploma, la toga e il tocco» (EZLN, 2013e)
Votán è un termine maya difficilmente traducibile che per le zapatiste e gli zapatisti significa «guardiano e cuore del popolo» o «guardiano e cuore della terra», o ancora «guardiano e cuore del mondo». Durante la scuola, il Votán è stato la guardiana o il guardiano di ciascun partecipante, la persona-guida, che, assegnata all’alunna o all’alunno il primo giorno dell’Escuelita, avrebbe dormito, mangiato, insomma, condiviso con lei o lui ogni momento della vita in comunità. In sostanza, era chi permetteva la traduzione del mondo zapatista indigeno, nel senso più ampio di tradurre un’intera cosmovisione, dalla lingua (gli indigeni parlavano infatti le lingue maya, il tojolabal, tzotzil, tzeltal e chol che il Votàn traduceva in spagnolo), alla cultura, all’organizzazione sociale e politica, alla memoria e alla storia dell’EZLN, rispondeva a qualsiasi dubbio o domanda del proprio alunno e lo accompagnava nella lettura dei quaderni di studio.
Come scrivono nel comunicato Votán II. Le/i guardian@:
«Il vostro Votán è un grande collettivo concentrato in una persona. Lui o lei non parla né ascolta come persona individuale. Ogni Votán siamo noi tutte e tutti gli zapatisti.» (EZLN, 2013e)
Non si trattava, infatti, di una relazione individuale, bensì collettiva, etica e politica, tra l’alunna o alunno e uno specifico “noi”, quello dell’intera organizzazione zapatista resistente, incarnata dalla singola persona del Votán: in migliaia di Votán, uno per ogni alunno. Per questo, era stata vietata qualsiasi forma di regalo individuale, da parte degli alunni partecipanti al proprio Votán o alla propria famiglia. Qualsiasi donazione doveva essere consegnata al momento dell’iscrizione o alla fine dell’esperienza e sarebbe stata redistribuita alle differenti comunità secondo le esigenze specifiche.
Influenza, risultati ed effetti
L’Escuelita Zapatista non prevedeva una sintesi finale o un obiettivo specifico. Il fine non era nient’altro che l’esperienza stessa e gli effetti quelli che sarebbero emersi da questa, con il tempo.
Come recita il sottotitolo dell’Escuelita, «La libertad segun las y los zapatistas», l’obiettivo dell’apprendimento era quello di sperimentare, corpo a corpo, la processualità politica della vita comunitaria; di cogliere, attraverso la condivisione quotidiana, le forme concrete della libertà all’interno dell’organizzazione zapatista, l’invenzione di una democrazia diretta con le sue istituzioni dell’autonomia e la sua economia alternativa. Era quello di partecipare attraverso le pratiche e al di là delle parole alla
«definizione indigena zapatista di libertà: governare e governarci secondo i nostri modi, nella nostra geografia ed in questo calendario. Sì, “nella nostra geografia ed in questo calendario” segna una notevole distanza rispetto ad altri progetti. Non solo avverte che non è un modello da seguire (a noi alcune cose sono riuscite, altre no), un nuovo vangelo o una moda da esportare. Non è neppure un “manuale di costruzione della libertà”. Neanche per tutti i popoli originari del Messico, ed ancor meno per i popoli che lottano in ogni angolo del mondo... Quello che vedrete, è valido per noi, adesso. Nuove generazioni costruiranno le proprie strade, con modi propri e tempi propri. Il concetto di libertà non prevede lo schiavismo verso sé stesso» (EZLN, 2013e)
Imparare, quindi, ad ascoltare e osservare altri modi di praticare la resistenza e l’emancipazione, stando nello spazio aperto e trasformativo della traduzione, facendo esperienza della differenza senza cercare di “comprenderla” (prenderla con sé, afferrarla e ridurla alle proprie categorie) ma senza nemmeno idealizzarla ed erigerla a modello.
Con quella certa ironia che contraddistingue il modo d’espressione zapatista, in un comunicato precedente all’Escuelita il Subcomandante Marcos (figura mediatica dell’EZLN, portavoce dell’organizzazione) spiegava quale sarebbe stata la forma della «valutazione finale» per decidere chi sarebbe passato al livello successivo della scuola:
«È la più difficile che abbiate mai immaginato. Non ci sarà un esame, una tesi o un test a risposta multipla; né ci sarà una giuria, o un gruppo sinodale con titoli universitari. La valutazione la farà la vostra realtà, nel vostro calendario e geografia, ed il vostro sinodo sarà... uno specchio. Lì vedrete se potrete rispondere all’unica domanda dell’esame finale: Cos’è la libertà secondo te-voi? Bene. Salute e credetemi, lo dico per esperienza diretta, quello che più si impara qua, è domandare. E ne vale la pena.» (EZLN, 2013e)
La valutazione - lo specchio in cui tutti gli alunni e alunne si sono dovuti ri-conoscere a seguito dell’esperienza - segna il tempo e lo spazio degli effetti e dei risultati della scuola.
Un processo di soggettivazione che è toccato a ognuna, a ognuno. Infatti, poter partecipare a una forma di democrazia che conferisce importanza e dignità all’individuo quanto alla comunità, in cui ciascuna persona, nella sua differenza di genere, etnia, età è parte integrante delle decisioni collettive e dei modi concreti con cui risolvere i problemi, in cui «il popolo comanda e il governo ubbidisce», non può che avere un effetto trasformativo, per non dire scioccante, su chi proviene da società in cui il destino di tutti è nelle mani di pochi, di coloro che stanno al potere e che hanno il potere.
L’Escuelita ha quindi offerto la possibilità di sperimentare un altro modo di fare politica, ha regalato degli strumenti con cui cogliere la molteplicità dei mondi di cui è composto questo mondo, e una “cassetta degli attrezzi” con cui inaugurare nuove pratiche di partecipazione sociale e politica nei territori di provenienza di ciascuno.
Come scrive Raul Zibechi, giornalista uruguayano e alunno della scuola:
«ci sarà un prima e un dopo l’Escuelita zapatista. Di quella recente e di quelle che verranno. Sarà un impatto lento, diffuso, che si farà sentire in alcuni anni ma che segnerà la vita di quelli in basso per decenni. Quella che abbiamo vissuto è stata un’educazione non istituzionale, dove la comunità è il soggetto che educa. Autoeducazione faccia a faccia, imparando con l’anima e col corpo, come direbbe il poeta. (Zibechi, 2013)
Analisi e lezioni apprese
Durante l’Escuelita zapatista gli alunni e le alunne hanno sperimentato l’apprendimento come etica dell’incontro (Piccardi, Scotini, 2013). E quindi, come sostiene il pensatore messicano Gustavo Esteva nonché alunno della scuola, hanno «rimparato ad apprendere» (Esteva, 2013). Non c’erano maestri o pedagoghi professionisti, nessuno insegnava la verità a qualcun altro, al contrario «mancarono le parole perché eravamo testimoni di novità radicali che non provenivano da libri, pergamene o ideologie, ma dalle pratiche che hanno richiesto un impegno d’immaginazione» (Esteva, 2013).
Se si ripercorre la storia degli incontri organizzati dagli zapatisti con la società civile, ci si rende conto che l’Escuelita è stata un evento eccezionale. Qui le comunità indigene hanno voluto condividere ciò che vi è di più importante: la vita quotidiana, la casa, il cibo e la parola, insomma, le relazioni sociali che compongono il cuore stesso della loro organizzazione alternativa. La “piccola scuola” zapatista ha insegnato che la democrazia e la libertà cominciano da qui, da ciò che è apparentemente più semplice, e che solo qui, nella condivisione corpo a corpo della vita quotidiana, può aver luogo l’apprendimento tra esperienze e mondi tanto diversi.
In altre parole, la scuola non era più lo spazio di un sapere unico e neutro trasmesso dalla cattedra ai banchi e la politica non era lo scontro di posizionamenti contrapposti tra esperienze inconciliabili, in cui l’una domina l’altra. Al contrario, le zapatiste e gli zapatisti hanno insegnato che la scuola può diventare lo strumento politico d’incontro tra differenze, dove l’una impara ad ascoltare l’altra, a partire dalla condivisione di principi etici che coltivano il rispetto della propria dignità e di quella altrui.
Tuttavia, come mostra lo storico francese Jérôme Baschet, il «movimento di sovversione» operato dalle e dagli zapatisti è stato ancora più radicale e portatore di una lezione all’altezza delle sfide globali del XXI secolo. La scelta di proporre, decostruendolo, il modello di una “scuola” sta dentro all’idea che sia arrivato il tempo di stravolgere i ruoli imposti dal paradigma della Modernità eurocentrica. E quindi
«di ascoltare coloro che, per secoli, non hanno avuto voce, di aprirsi di più a ciò che i popoli indigeni, soprattutto le e i ribelli zapatisti, ci possono trasmettere. Accettare la postura dell’alunno dell’Escuelita significa, in primo luogo e senza subordinazione alcuna, mettersi in una posizione di ascolto e di osservazione. In una parola, di apprendimento dall’esperienza zapatista» (Baschet, 2014)
Rifacendosi all’espressione dell’antropologo Andres Aubry, intellettuale profondamente stimato dagli zapatisti, Baschet sostiene che il gesto zapatista equivalga proprio a quel «capovolgimento di frittata» di cui parlava lo studioso francese quando mostrava la torsione di sguardo incontrata in territorio indigeno ribelle: «Siamo diventati studenti: non studiosi dell’indigeno, ma suoi alunni» (Aubry, 2001) E ci invita a riflettere sulle parole che il Subcomandante Marcos pronunciò durante un seminario organizzato dagli zapatisti in sua memoria:
«Aubry non ci guardava nel modo in cui lo fanno altre persone che lavorano nelle comunità o con gli indigeni, vale a dire come i perpetui evangelizzati, gli eterni bambini e bambine. Aubry ci guardava ... come se fosse cosciente del fatto che la storia potesse capovolgersi in qualunque momento, o come se nelle comunità zapatiste questo fosse già accaduto, e fossero gli indigeni gli evangelizzatori, i maestri, e di fronte a loro non valessero i dottorati all’estero e l’altezza della pila di libri scritti» (Marcos, 2007)
Di fronte alla profonda crisi che le democrazie rappresentative di stampo occidentale stanno attraversando a livello globale, l’Escuelita indica un cambio di paradigma e nuovi orizzonti di trasformazione sociale. Contrariamente a quanto ci insegnano i manuali di scuola, la democrazia non ha pedigree e l’Occidente non può imprimervi il suo marchio di fabbrica. Per riprendere le parole di Marcos «i nostri morti dicono che bisogna saper guardare ed ascoltare tutto, ma che al Sud ci sarà sempre una ricchezza speciale» (EZLN, 2013d).
Durante l’Escuelita è stata data la possibilità di condividere una settimana di quella ricchezza, provando a provincializzare lo sguardo di chi proviene da paesi con un passato coloniale e che hanno scritto la Storia dal loro punto di vista, per imparare da coloro che, negli ultimi vent’anni, stanno cominciando a riscriverla daccapo.
Guarda anche
Riferimenti
Aubry, Andrs (2001) Discorso al conferimento del Premio Chiapas de Ciencias, citato in Jérôme Baschet, 2014
Baschet, Jérôme (2014) L’Escuelita zapatista e il contagio dell’autonomia. Apprendere domandando, da cuore a cuore, Nodo Solidale (a cura di), Elementi Kairos [versione digitale in francese: http://www.lavoiedujaguar.net/L-Escuelita-zapatiste-et-al]
Esteva, Gustavo (2013) Apprendere ad apprendere, Comitato Chiapas Maribel, testo originale su La Jornada: http://www.jornada.unam.mx/2013/08/05/opinion/022a1pol
EZLN (2013e) Voto II. Le / i guardian @, https://chiapasbg.com/2013/07/31/votan-ii/
(2013d) I condiscepoli V. Le/gli student@, http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2013/06/27/ls-condiscipuls-v-ls-estudiants/
(2013c) Loro e noi VII. Le/i più piccol@ 7 e ultimo. Dubbi, ombre ed il riassunto in una parola, http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2013/03/14/ellos-y-nosotros-vii-ls-mas-pequens-7-y-ultimo-dudas-sombras-y-un-resumen-en-una-palabra/
(2013b) Loro e Noi. V.- La sexta, http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2013/01/26/ellos-y-nosotros-v-la-sexta-2/
(2013a) Loro e noi. IV – Le sofferenze del basso, http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2013/01/24/ellos-y-nosotros-iv-los-dolores-de-abajo/
(2012) EZLN annuncia i seguenti passi. Comunicato del 30 dicembre 2012, http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2012/12/30/el-ezln-anuncia-sus-pasos-siguientes-comunicado-del-30-de-diciembre-del-2012/
(2008b) Comunicato del CCRI-CG dell'EZLN, sesta Commissione-Commissione intergalattica dell'EZLN, http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2008/09/15/comunicado-del-ccri-cg-del-ezln-comision -sesta-intergalactic-commission-of-the-ezln /
(2008a) Comunicato della Sesta Commissione e della Commissione intergalattica dell'EZLN ai partecipanti al Festival, http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2008/11/29/comunicado-de-la-comision-sexta-y -la-commissione-intergalattica-dei-partecipanti-festival-ezln-to-ls /
(2007b) Informazioni sul terzo incontro dei popoli zapatisti con i popoli del mondo, http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2007/12/23/informacion-acerca-del-tercer-encuentro-de-los- Zapatista-popoli-con-i-popoli-del-mondo /
(2007a) II Incontro dei popoli zapatisti con i popoli del mondo, http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2007/06/29/ii-encuentro-de-los-pueblos-zapatistas-con-los-pueblos -del mondo/
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Link esterno
http://www.schoolsforchiapas.org/advances/schools/la-escuelita/
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