Problemi e scopi
Il Fronte Occidentale è un rione dell’estrema periferia ovest di Pavia, in cui, tra il 2013 e il 2016, si è svolto un progetto per promuovere legami comunitari, attivando una inedita collaborazione tra cittadini, organizzazioni, imprese sociali e Comune finalizzata a rigenerare spazi degradati o sottoutilizzati e a dare vita a eventi per sostenere una nuova immagine del quartiere (Cau, 2016).
Il progetto coinvolge cittadini, imprese sociali, associazioni, Comune di Pavia e ALER in azioni finalizzate a (Link 1 - QNFO):
- costruire una rappresentazione condivisa del quartiere e della sua memoria collettiva;
- attivare occasioni di aggregazione positiva per i giovani;
- tradurre le esperienze di disagio personale e collettivo in opportunità;
- rigenerare e adottare spazi pubblici in stato di degrado;
- rendere protagonisti e attivare i cittadini.
Storia e geografia
I confini del “fronte occidentale” corrispondono sostanzialmente a quelli della “vecchia” circoscrizione Pavia Ovest1: l'area di intervento del progetto è costituita da una porzione di territorio ben delimitata a sud dal fiume Ticino, a est dalla ferrovia, che la separa dal centro cittadino, a nord dalla Strada Provinciale n.11 e da via Aselli, che ne segnano il confine con la cittadella universitaria e il polo sanitario; il quartiere, periferico, confina, infine, a ovest con le campagne comprese tra il territorio del Comune di Pavia e quello della vicina Torre d'Isola. Gli abitanti considerano Pavia Ovest un quartiere: “disgregato, insicuro, senza luoghi e senza occasioni di aggregazione, senz’anima e senza una vera comunità di cittadini, diffidente e chiuso, senza comunicazione e senza collaborazione, con crescenti problemi di disagio giovanile, contraddistinto da alcuni rioni e luoghi caratterizzati da gravi emergenze sociali” (Link 1 - QNFO).
Pavia è una città lombarda, capoluogo di provincia con 68.000 abitanti. Nel 1971 ne contava 88.800 dopodiché ha subito un deflusso di popolazione verso i più piccoli comuni confinanti. Sono presenti numerose comunità straniere, in particolare rumeni e ucraini, che nel complesso rappresentano quasi il 14% dei residenti.
Alla guida dell’Amministrazione comunale, storicamente si sono alternate quasi tutte le principali forze politiche. Dal 2014 è in carica il sindaco Massimo Depaoli sostenuto dal PD. Nel suo programma il termine partecipazione ricorre diverse volte, ma in termini generici, a parte l’intento di istituire il “bilancio partecipato”.
Dalle informazioni disponibili online non è stato possibile approfondire meglio la storia di come è nato il progetto e perché è stata scelta l’area di Pavia Ovest e da dove emergano quelle considerazioni virgolettate espresse nella descrizione del progetto.
Soggetti promotori e finanziatori
Il Centro Servizi Formazione è una Coop. Sociale di Pavia nata nel 1997 nell’ambito della formazione e dell’inserimento lavorativo di persone a rischio di esclusione. E’ il capofila del progetto curato da Livilla Bottinelli e Marco Cau.
I principali contributori sono le autorità: Comune di Pavia, Assessorato ai Servizi Sociali, Assessorato all’Istruzione, Politiche giovanili; ALER di Pavia (Azienda Lombarda per l’Edilizia Residenziale, le agenzie che hanno sostituito gli Istituti Autonomi Case Popolari).
Sono partner del progetto: Comunità Casa del Giovane; Parrocchia di San Lanfranco; CEM - Centro di educazione ai Media; Associazione Incontragiovani.
La rete degli attori coinvolti: Università di Pavia, Dipartimento di Studi Umanistici - Sezione di Psicologia; Centro Servizi Volontariato; Consorzio Sociale Pavese; Parrocchia San Salvatore; Parrocchia di Santa Maria di Caravaggio; Ass.ne Amici di San Lanfranco Onlus; Ass.ne Amici Oratorio San Mauro Onlus; Coop. Sociale Disabilità Attiva; S.O.S. Fragilità Pavia Ovest; Babele Onlus; Comin; Gruppo GVV “Francesca Sfondrini”; APS “Cazzamali”.
Il co-finanziatore è la Fondazione Cariplo (Casse di Risparmio delle Province Lombarde) ma sul sito del progetto non ci sono dati sull’entità del finanziamento.
Selezione dei partecipanti
La rete complessiva dei soggetti promotori è nata con il progetto, derivato da una lettura del contesto da parte dei progettisti e, si presume, da contatti diretti. Non ci sono maggiori informazioni su come è stata creata la rete dei soggetti promotori, la scansione degli incontri, i partecipanti e i verbali del coordinamento.
Il percorso complessivo in tre anni si è sviluppato in 3 ambiti territoriali e due trasversali per i giovani. Essi riguardavano attività ludiche, ricreative, di cura dei luoghi, formative. Inoltre ci sono stati interventi di manutenzione straordinaria e strutturali, da parte del Comune nei giardini e gli spazi pubblici, e di ALER, per quanto riguarda le abitazioni.
A parte gli incontri di coordinamento con i partner (che tuttavia non sono riportati), le iniziative erano dunque aperte a tutti i frequentatori del quartiere e si incentravano su interventi di valorizzazione dei luoghi di aggregazione (parrocchie e il centro giovanile comunale COMES), degli spazi pubblici (aree verdi e spazi di caseggiato) e attività di socializzazione, aggregazione e formazione con categorie mirate, in particolare: giovani preadolescenti e adolescenti e gli utenti del centro diurno di salute mentale presente nel quartiere. Alle iniziative più interattive (pulizia partecipata, laboratori, presentazione progetto esecutivo parco giochi) hanno partecipato dalle 30 alle 50 persone, agli appuntamenti rionali (camminata, attività di ascolto, merenda di quartiere, feste, festival) hanno partecipato dalle 30 alle 300 persone. La pubblicità del progetto e degli incontri è stata canalizzata con: il passaparola tramite gli attori che sono sul territorio, i volantini, il blog del sito dedicato e Facebook; attraverso questi ultimi è stata anche canalizzata la narrazione di svolgimento delle azioni del percorso (con poco seguito, pochissimi like e nessun commento).
Metodi e strumenti
La partnership cross-sector [1] è un approccio, un metodo di progettazione, ideato dal No Profit Network - CSV Trentino (Link 2). E’ una guida alla collaborazione in partnership per costruire progetti trasversali, trans-settoriali. E’ composta da 5 tappe: Esplora!, Collabora!, Metti a fuoco!, Trova le energie!, Comunica!, ciascuna tappa ha 3 momenti di approfondimento (Cau et al., 2016).
- Come nasce il progetto? Un processo progettuale si innesca a partire: dall’esplorazione di un’idea o dalla conoscenza di un contesto o dall’indagine su un problema.
- Progettare in partnership significa soprattutto collaborare, ovvero lavorare con altri. Il processo di collaborazione per condividere e allargare il capitale sociale, per costruire l’ecosistema di progetto e per delineare la mappa degli attori è intrinsecamente dialogico, relazionale, ad alta intensità di cooperazione.
- Con la messa a fuoco inizia una fase di lavoro più basata sulla disciplina e sulla concretezza: occorre fare delle scelte, definire obiettivi generali e specifici, declinare un preciso piano di azioni e di attività, prefigurare le modalità di gestione del progetto in partnership e le competenze necessarie per governarlo. Probabilmente il lavoro svolto su questi campi porterà (nella logica circolare e ricorsiva che caratterizza la co-progettazione) a ridefinire l’idea di partenza; altrettanto sicuramente occorrerà ritornare sul contesto e sul problema; soprattutto la messa a fuoco delle azioni porterà a riconsiderare stakeholder e collaborazioni, propensioni e disponibilità, a ridefinire la funzione da chiedere/assegnare ai diversi interlocutori di progetto.
- Per realizzare un progetto è necessario mettere in campo risorse, materiali e immateriali. Le risorse hanno dei costi, che occorre definire e declinare. I costi vanno coperti con entrate, rispetto alle quali è necessario individuare adeguate fonti di finanziamento.
- Comunicare significa mettere in comune, far partecipe, essere in relazione. Significa dunque costruire e trasmettere il racconto pubblico dell’intero percorso progettuale, dalla fase di progettazione, a quella di realizzazione, fino alla rendicontazione dei risultati conseguiti (ib.).
Outreach significa raggiungere fuori, andare verso qualcuno per includerlo, comunicare e contattare intercettandolo nel suo contesto e nelle sue abitudini/percorsi quotidiani. Sono molte le modalità di ascolto e coinvolgimento che si ispirano a questo approccio, per esempio campagne porta-a-porta, banchetti di strada, animazione di strada o su mezzi di trasporto pubblici, riunioni di condominio o di azienda, camminate di quartiere, salotti di quartiere, eccetera (Ib.).
Gli Incontri attivanti, come definiti in questo percorso sono degli incontri di multi-attore in cui si presentano percorsi e progetti, iniziative e si raccolgono suggerimenti, critiche, manifestazioni di interesse a collaborare (Ib.).
I Laboratori di progettazione partecipata sono rivolti agli adulti e almeno uno ai bambini. “Si lavora in sessioni plenarie e in gruppi di lavoro, si media tra desideri e vincoli, si delineano due-tre abbozzi progettuali abbastanza definiti. Se possibile, si coinvolgono i tecnici comunali per elaborare progetti più definiti ed esecutivi.
Con Iniziative partecipate in questo percorso si intendono iniziative, in genere di comunità, come la pulizia di un parco, in cui un gruppo di volontari si impegna in una azione collettiva di pulizia, manutenzione, organizzazione di feste. “I cittadini che si danno da fare attirano l’attenzione dei media, decisori” e attori (Ib.).
Le assemblee pubbliche svolte in questo percorso, si sono tenute in luoghi al coperto facilmente accessibili e riconosciuti; in esse si presentano i progetti definitivi, si danno annunci di inizio lavori, sono occasioni per ripercorrere il percorso svolto e per prefigurare le tappe future.
Deliberazione, decisioni e interazione con il pubblico
I percorsi di intervento realizzati sono 3; Il rione Pellizza, il caseggiato Colombarone e via Aselli, in cui si sono svolte iniziative mirate dove si trovano i caseggiati ALER; inoltre, sono state create 2 iniziative trasversali rivolte i giovani: Cinemabit, un corso di video making gratuito per ragazzi (14-16 anni) curato dal CEM (Centro Educazione ai Media) presso la Parrocchia San Lanfranco; Ritmo Urbano, un laboratorio di percussioni industriali e di strada gratuito per ragazzi, tenuto presso il centro giovanile San Mauro. Infine è stata valorizzata una esperienza già esistente “So-Stare in Recipro-Città” curata dall’Associazione So-Stare (un’associazione di utenti psichiatrici).
Rione Pellizza. Il percorso è stato avviato il 13 giugno con una camminata di quartiere, in cui hanno partecipato 30 persone, operatori e volontari dei partner e della rete di progetto, a cui si sono aggregati spontaneamente alcuni cittadini. Lo scopo era di destare attenzione, curiosità e interesse (media e operatori cittadini), costruire e rafforzare il gruppo di lavoro del rione Pellizza e rompere il ghiaccio per avviare un’attività di ascolto.
Tra giugno e luglio si sono tenuti in 4 occasioni, delle attività di ascolto (outreach), “Dicci la tua”, in cui il gruppo di lavoro ha avviato un dialogo con gli abitanti. “Nelle quattro giornate convenute di giugno e luglio, prima in via Pampuri, quindi in via Martinetti, infine in via Fratelli Cervi, abbiamo installato un ombrellone verde e un tavolo rosso con sedie coordinate e ai cittadini, che mano a mano si sono avvicinati curiosi, abbiamo chiesto di raccontarci il quartiere con tre parole positive e con altre tre che esprimessero criticità. Tutti sono stati invitati a farsi foto-ritrarre: - per cambiare le cose servono facce e persone, non solo chiacchiere -, è stato il nostro motto” (Link 1 - Rione Pellizza). Queste attività (50 partecipanti) sono confluite il 18 novembre 2013 in un evento-festa di conoscenza reciproca, una merenda di quartiere, presso il centro comunale Comes (120 presenze). Gli attori della rete hanno messo a disposizione le proprie risorse e impegno, i ragazzi di Ritmo Urbano hanno portato la musica e l’animazione, quelli di Cinemabit hanno svolto video-interviste e realizzato una mostra fotografica sul rione Pellizza, intitolata “Dicci la tua, con le parole, le facce e i luoghi del rione Pellizza”. Era presente anche un rappresentante di ALER. Il 21 novembre si è tenuto l’evento Familiarmente, con l’associazione So-Stare e i familiari del progetto ITACA. Utenti e familiari psichiatrici hanno organizzato un incontro tematico sui rapporti e le esperienze nella salute mentale di utenti e famiglie, prevedendo anche momenti teatrali curati dal Teatro delle Chimere.
Le feste di Natale e di Carnevale sono stata una ulteriore occasione per socializzare con laboratori di Natale per bambini, rappresentazioni teatrali, merende, sempre presente Cinemabit. Il 17 maggio 2014 iniziano le attività di valorizzazione dell’area verde, un parco giochi per bambini semi abbandonato in via Martinetti. Con l’intento di recuperarlo e renderlo bello, attrezzato e accogliente, si organizza una giornata di pulizia, dalle 9:00 alle 13:00, un mercoledì. L’informazione viene diramata con volantini distribuiti nelle buchette casa per casa. 30 cittadini verranno coinvolti nella pulizia e nella preparazione del pic-nic finale. L’iniziativa sarà sostenuta anche dagli operatori di ASM Pavia (azienda di igiene urbana) e dalla rete dei partner. In seguito a questa iniziativa, su indicazione del gruppo di lavoro, il Comune ha installato una recinzione e un cancello di ingresso sul lato di via Martinetti “che ha dissuaso da usi impropri” (presenza di rifiuti, vetri rotti, area cani) (Link 1. Rione Pellizza).
Vengono poi realizzati tre laboratori di progettazione (30 persone coinvolte) del parco di via Martinetti, il 20 novembre e l’11 dicembre 2014, in orario serale, rivolti agli adulti e il 13 dicembre, durante le attività di Natale, rivolto ai bambini. Nel primo laboratorio è stato chiesto ai partecipanti che tipo di attività vorrebbero svolgere nel parco, i loro desiderata. Sono emersi i desideri per un luogo: protetto per mamme e piccoli, per feste estive e compleanni, per attività ricreative delle scuole, per raccontarsi storie e favole per bambini e nonni, tranquillo per anziani, di incontro per giovani, per pic-nic, un giardino con piante e fiori e un piccolo orto, per giochi di squadra, eccetera. Poi è stato chiesto quali arredi lo renderebbero idoneo ai desideri (scivolo, altalena, canestro, tavoli e panche, ecc.) ed è emersa spontaneamente l’esigenza di dotarlo di due ingressi, uno principale sulla via Martinetti ed uno secondario sul cortile del Centro civico.
Nella seconda serata si è passati a disegnare i desideri perciò sono stati introdotti alcuni vincoli; informazioni ottenute a seguito di un confronto con i tecnici comunali della manutenzione del verde ai quali era stato presentato l’esito del primo laboratorio. Tali vincoli riguardavano: la definizione di “parco giochi” che limita l’area al gioco per bambini senza la possibilità di introdurre attrezzature e arredi per attività sportive; l’esigenza di preservare alberi e prato; divieto di accensione di fuochi in prossimità di abitazioni e dunque impossibilità di barbecue; esperienze negative di cattivo uso legate ad altre situazioni in cui era installato un gazebo. E’ stata poi indicata la cifra di budget a disposizione di 10.000 Euro ed è stato messo a disposizione il catalogo delle attrezzature con i prezzi. I lavori si sono svolti in plenaria e in due gruppi. Anche nel laboratorio bambini sono stati realizzati disegni in cui si è dedotto che lo scivolo e l’altalena sono i giochi più richiesti (Link 1 - Rione Pellizza). Seguono altre feste e occasioni di incontro per Natale e Carnevale 2014.
Il 1 aprile 2015 viene presentato il progetto esecutivo del parco di via Martinetti, presso la biblioteca gestita dalla APS Cazzamali con feste e rinfreschi (50 presenze). E’ stato così compiuto il progetto dai tecnici comunali che cerca il più possibile di ottemperare le richieste, ma sulla questione di avere un ingresso secondario di collegamento con il cortile e le attrezzature del centro civico non vengono dati riscontri nel progetto e non se ne trovano nel report.
Il nuovo parco è stato inaugurato il 26 aprile 2015, di pomeriggio, ed è stato presentato a tutta la città, nell’ambito dell’evento Bambininfestival, a cui hanno contribuito tutti gli attori del progetto. Concludono il percorso le attività natalizie con letture animate di fiabe, atelier per bambini, pesca di beneficienza, musica, merende, cioccolate calde.
Nuovo Colombarone è un caseggiato ALER piuttosto grande. In questo ambito è stata promossa l’attivazione di un Centro Diurno presso l’Oratorio di San Lanfranco, dove si possono svolgere varie attività ricreative, culturali, feste, organizzare eventi e socializzare. All’inaugurazione erano presenti i dirigenti ALER, l’Assessore alla Casa del Comune, l’Assessore alla Casa della Regione Lombardia, oltre ai rappresentanti della rete.
Nell’ambito di Via Aselli, nel 2013 è stata organizzata una merenda di quartiere, iniziative natalizie e inaugurati con festeggiamenti gli stabili ristrutturati; il 26 novembre 2014 la via è stata animata dalle acrobazie di giocolieri e una merenda, il 10 febbraio 2015 dal Carnevale e di nuovo dal Natale 2015.
Influenza, risultati ed effetti
I risultati di un tale progetto possono essere rilevati solo da indagini sul campo da soggetti estranei al percorso e alla rete dopo alcuni anni dalla fine del progetto. Le metodologie partecipative qui impiegate, su progetti semplici e ricreativi, volevano essere un canale per mettere in comunicazione, rompere la diffidenza e favorire la collaborazione e la solidarietà in un contesto marginale e periferico, ma ancora dotato di capitale sociale e auto-organizzazione.
Analisi e lezioni apprese
Se la comunicazione doveva essere un punto chiave dell’approccio di progettazione trasversale adottato non è stata curata a dovere la trasparenza. Le informazioni risultano incomplete perché mancano: il progetto e il suo percorso (così come consegnato alla Fondazione Cariplo); le motivazioni sulla scelta dell’area ovest, la storia e la socio-geografia del contesto, il budget e l’entità del finanziamento; le risorse umane impiegate non sono esplicitate; la reportistica dell’analisi del contesto e dell’ascolto iniziale; il report del percorso svolto è inserito casualmente in un blog, non ci sono informazioni di approfondimento (p.e. verbali degli incontri di coordinamento con gli attori, né dei laboratori, né dell’assemblea); non ci sono dati sul raggiungimento degli obiettivi, indicatori, auto-valutazioni, fasi di ascolto finali.
La metodologia partecipativa può essere un buon modello, pre-testo, per socializzare. In questo caso, tuttavia, la responsabilità (empowerment) ceduta ai partecipanti era molto bassa; sia per la scala d’impatto: mini-parco giochi; sia perché il laboratorio è apparso poco più di una consultazione guidata (senza possibilità di espressione creativa dei partecipanti - magari con una breve previa esplorazione di altre esperienze); sia perché certe scelte sono state fatte prima dei laboratori di progettazione (ad esempio, l’installazione della recinzione); sia perché l’assemblea di presentazione del progetto è stato un momento informativo dove i partecipanti non dovevano/potevano decidere più nulla, ma solo festeggiare.
Se le metodologie partecipative sono un buon pretesto per socializzare si può affermare anche che socializzare, festeggiare e fare merende è un buon pretesto per non far partecipare.
Data la scarsa trasparenza, emerge infine anche il dubbio che l’inclusività di tutti gli attori potenzialmente interessati all’area e al progetto sia stata completa e di conseguenza anche la condivisione preliminare del percorso.
Fonti secondarie
Cau, M. (2016) Rigenerare spazi nelle periferie: un modello di intervento, in: W2 Percorsi di secondo welfare, 28/7 > http://www.secondowelfare.it/governi-locali/enti-locali/rigenerare-spazi-nelle-periferie-urbane-un-modello-di-intervento.html#1 (ril. 4/2/18).
Cau, M., et al. (2016), Maino, G., Maturo, M., Progettare in partnership cross-sector: un kit per agevolare il processo, in: W2 Percorsi di secondo welfare, 6/7 > http://www.secondowelfare.it/terzo-settore/progettare-in-partnership-cross-sector.html (ril. 4/2/18).
Link
- Qualcosa di Nuovo dal Fronte Occidentale (QNFO) > http://qualcosadinuovosulfronteoccidentale.blogspot.it/p/blog-page_22.html (ril. 3/2/18).
- No Profit Network - CSV Trentino > http://www.volontariatotrentino.it (ril. 4/2/18).
Note
[1] Presso No Profit Network - CSV Trentino è disponibile sia online che su stampa la pubblicazione, kit di strumenti “Le so tutte”, composto da 5 fascicoli per costruire progetti trasversali al settore sociale, culturale, ambientale, di rigenerazione urbana, di gestione dei bisogni comuni, di sviluppo locale > http://www.volontariatotrentino.it/pubblicazioni (ril. 4/2/18).