Ispirato ai valori dell'OMS, il Piano di Azione per la Salute Mentale della Regione Piemonte, ha l'obiettivo di riorganizzare e migliorare la qualità del servizio e i risultati di cura e supporto alle persone con sofferenza mentale.
Problemi e scopo
Lo scopo generale del Piano d’Azione per la salute mentale, ideato dal Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2013, “consiste nel promuovere il benessere mentale, prevenire i disturbi mentali, offrire cure, aumentare le opportunità di recovery, promuovere i diritti umani e ridurre la mortalità, la morbilità e la disabilità nelle persone con disturbo mentale” (OMS, 2013, p. 50) .
Il settore sanitario, come sottolinea l’Organizzazione Mondiale della Sanità, da solo non può rispondere a tutti i bisogni per la promozione della salute mentale e la prevenzione dei disturbi psichici, ma può farsi promotore di azioni opportune:
- rafforzare leadership e governance nella salute mentale
- fornire servizi di salute mentale e supporto sociale comprensivi, integrati e capaci di risposte
- progettare e realizzare strategie di prevenzione e promozione della salute mentale
- rafforzare i sistemi informativi, le evidenze scientifiche e la ricerca.
Queste azioni poggiano su 6 Pilastri, validi universalmente, che rappresentano i principi ispiratori delle politiche per la salute mentale in tutti gli Stati membri:
- accesso alla copertura sanitaria universale
- diritti umani
- interventi basati sulle evidenze scientifiche
- approccio orientato a tutte le fasi della vita
- approccio multisettoriale
- empowerment delle persone con disturbo mentale e disabilità psico-sociali.
In particolare, per la Regione europea l’OMS enfatizza tre aspetti rilevanti dei sei Pilastri: l’equità, l’empowerment dei pazienti e l’efficacia di tutte le azioni.
“La Regione Piemonte aderisce pienamente a questo modello, sottolineando il carattere universale, inclusivo e proporzionale ai bisogni degli interventi di promozione della salute mentale e la necessità di attribuire particolare attenzione alla relazione nei percorsi di cura. In merito ai diritti umani la Regione Piemonte si propone come obiettivo il superamento del ricorso alle tecniche di contenzione meccanica e la partecipazione degli utenti e dei loro famigliari alla costruzione del progetto di cura” (IRES, 2018, p. 2).
Cronologia e contesto di sfondo
In seguito al piano d’azione elaborato dall’OMS e all’invito a recepirlo rivolto a tutti gli stati membri, nel gennaio del 2013, lo Stato Italiano lo adotta attraverso un accordo con tutti gli enti locali. In particolare saranno le regioni, gli enti con le più ampie competenze in materia di organizzazione sanitaria, deputate alla sua attuazione.
La Regione Piemonte avvia un percorso di elaborazione per un piano d’azione sulla salute mentale nell’ottobre 2017, affidando l’incarico all’Istituto di Ricerche Economico Sociali (IRES) Piemonte, nell’ambito di un più ampio programma pluriennale di ricerca e valutazione sulle politiche e i servizi sanitari [1]. Il Consiglio di Amministrazione (CdA) dell’istituto è composto da 5 membri eletti dal Consiglio Regionale e la sua durata coincide con quella della legislatura, fino a quando non viene rinnovato.
Con le elezioni regionali del maggio 2019 vince il candidato del centrodestra Alberto Cirio che svolta rispetto all’orientamento politico di centrosinistra di Sergio Chiamparino che ha guidato la regione nei 5 anni precedenti. Il governo regionale del Piemonte, fin dalla sua nascita, è connotato da una costante alternanza tra sinistra e destra. Nel programma di Chiamparino del 2014 era presente il richiamo alla partecipazione dei cittadini e all’esempio della legge regionale sulla partecipazione della Toscana e al débat public francese. Anche nell’ultimo programma elettorale i richiami alla partecipazione pubblica erano ricorrenti su tutti i punti, in particolare nel settore sanitario per il coinvolgimento sulla riorganizzazione delle strategie, dei servizi e delle strutture ospedaliere [4]. Mentre nel programma di Cirio il termine “partecipare” o “partecipazione” si riferiva esclusivamente alle società partecipate della Regione o alla promozione dell’ingresso di soggetti privati negli interventi pubblici [5].
Organizzazione, supporto e finanziamento delle entità
Regione Piemonte finanzia il processo totalmente con i fondi della Sanità, assegnati anche alla copertura del Piano triennale di ricerca redatto da IRES e approvato dal Consiglio regionale nel 2017 (vedi IRES). Non è data la cifra specifica.
Regione Piemonte, Assessorato alla sanità: Vittorio Demicheli, vicedirettore regionale della sanità (dal 1/12/2015 al 31/12/2017) “con un incarico di peso nella riforma sanitaria: la riorganizzazione della rete territoriale [...] e della psichiatria” [6]. Per il Piano d’azione sulla salute mentale sovrintende il gruppo di ricerca composto da 5 ricercatori IRES e 4 ricercatrici di Ecletica Snc.
IRES Piemonte è un istituto di ricerca, costituito nel 1958 su iniziativa della Provincia e del Comune di Torino con la partecipazione di enti pubblici e privati. Nel 1991 diventa ente strumentale, “configurato come ente pubblico dotato di autonomia funzionale disciplinata dalla legge regionale n. 43 del 3/9/1991” [3], della Regione Piemonte. Il suo CdA è eletto dal Consiglio Regionale. Esso è impegnato in ricerche sull’economia e il lavoro, la tutela e lo sviluppo territorio, in programmi di formazione, nella valutazione delle politiche regionali. Dal 2013, con legge regionale n. 8, all’IRES viene affidato lo svolgimento delle funzioni in materia sanitaria, come l’analisi, la valutazione e la pianificazione. Nel 2017 il Consiglio regionale approva il programma pluriennale di ricerca dell’IRES dalla cui relazione si possono inquadrare i compiti e gli impegni degli ultimi anni, tra cui quelli in a ambito sanitario, per i quali la regione destina complessivamente 1.100.000 euro, mentre non è data la cifra relativa al caso in esame [1]. Altri 3.300.000 euro sono assegnati agli altri progetti. Per il Piano d’azione sulla salute mentale il gruppo di ricerca era composto dal direttore dell’istituto Marco Sisti e da altri 5 ricercatori.
Eclectica Snc è una società privata con sede a Torino. Composta da sociologi, psicologi, formatori, si occupa di ricerca sociale, formazione e accompagnamento metodologico. Nel progetto sul piano d’azione per la salute mentale ha collaborato, incaricata da IRES, con un gruppo di 4 ricercatrici, tra cui la responsabile del settore ricerca Franca Beccaria. Non è indicata la spesa né la modalità di assegnazione dell’incarico.
Reclutamento e selezione dei partecipanti
Gruppo di lavoro - “Ad inizio 2017 si è costituito il Gruppo di lavoro composto da 12 esperti in materia, provenienti da Aziende Sanitarie, Enti gestori dei servizi sociali, erogatori di servizi, Università che ha supportato il gruppo di ricerca IRES Piemonte-Eclectica nel coordinamento del percorso di elaborazione del Piano” (IRES, 2018, p. 3). Non sono date le modalità di reclutamento, il luogo, il numero di incontri.
Workshop territoriali - In giorni feriali, nel “periodo compreso tra inizio maggio e fine giugno 2017 si sono svolti 5 workshop [della durata di una giornata], ognuno relativo a un quadrante territoriale piemontese” (Eclectica, 2017, p. 4). Per ogni workshop è stato stilato un elenco di invitati suddivisi in 8 categorie: professionisti dei servizi sociali e sanitari, membri di associazioni di volontariato, operatori di cooperative sociali di servizi a utenti e familiari, amministratori locali, rappresentanti di realtà produttive sensibili al tema, figure del mondo scolastico, funzionari dei centri per l’impiego (Ib.). “Sono state inviate via posta elettronica 415 lettere di invito; il tasso di risposta si è aggirato intorno all’85%, dimostrando quindi un alto livello di interesse intorno all’iniziativa e una buona capacità di intercettazione delle modalità comunicative adottate” (Ib., p. 5). I partecipanti sono stati 230 con un tasso di adesione superiore al 55% (Ib.) con una media di 46 presenze ad incontro. La composizione dell’insieme dei partecipanti rivela una leggera sovra rappresentazione di operatori del settore sanitario che corrispondono a quasi il 50% degli aderenti all’iniziativa, compensata da una presenza consistente di membri delle associazioni, pari a più del 20% degli intervenuti, e delle cooperative sociali (17%). Meno numerosi i membri dei servizi sociali che coprono circa il 10% del campione, seguiti da 2 soli amministratori locali, 2 operatori di centri per l’impiego, 2 professori universitari, 2 avvocati/amministratori di sostegno e 1 sindacalista della CGIL (Ib., p. 5-6). Durante ogni incontro è stata chiesta ai partecipanti la disponibilità a partecipare ai tavoli di accompagnamento per la costruzione del Piano d’azione sulla salute mentale e al momento della redazione del rapporto di chiusura dei workshop erano 77 (Ib.).
Tavoli tematici - “Nell’estate 2017, raccogliendo le candidature dei soggetti interessati – 124 persone, 74 nei workshop e 50 in seguito a un secondo invito – sono stati costituiti tre tavoli di lavoro tematici “ (IRES, 2018, p. 3). Ogni tavolo, su temi diversi, composto da 14 membri, ha dato voce ai diversi mondi che si occupano di salute mentale: ASL (Dipartimenti di salute mentale e altri servizi), Associazioni di utenti e famigliari, Enti gestori dei servizi socio-assistenziali, Enti locali o altri Enti pubblici, Cooperative, Fondazioni o altri erogatori di servizi. Tra Ottobre e Dicembre 2017 si sono tenuti 4 incontri per ciascun tavolo – condotti da facilitatori, con la partecipazione di un ricercatore IRES Piemonte – finalizzati a elaborare la proposta di Piano (Ib.). Per ogni tavolo è riportato l’elenco dei partecipanti per categoria, con i nominativi e le referenze di ruolo. La composizione di ogni singolo tavolo risponde alle seguenti categorie dei componenti: 4 Asl DSM (Distretto Salute Mentale); 1Asl altri servizi; 4 associazioni (p.e. Caritas, Più Diritti, Usacli); 2 erogatori di servizi (p.e. cooperative o associazioni); 1 ente gestore (p.e. Comune di Torino); 1 enti locali o altri enti pubblici (p.e. Università di Torino); 1 gruppo regionale (p.e. Asl TO1).
Metodi e strumenti utilizzati
Gruppo di lavoro - Gruppo o tavolo multi-attore o multi-autorità in cui con un esperto di processi si discute come disegnare e programmare, in tutto o in parte, un processo partecipativo. In tale caso si tratta di un tavolo composto da esperti e operatori del settore di supporto al gruppo di ricerca per il coordinamento del processo. Non sono date ulteriori informazioni sugli incontri, modalità di svolgimento, né verbali.
World Café - Il WOCA è un metodo interattivo di conversazione che è stato adottato da grandi aziende, governi e comunità in tutto il mondo per animare reti di dialogo collaborativo. I WOCA si basano sul principio che le persone hanno già la saggezza e la creatività necessarie per affrontare le sfide più difficili e possono apprendere molto dalle conversazioni spontanee con persone esterne alla propria organizzazione o ai gruppi che è abituato a frequentare. Perciò nella modalità di discussione si formano dei tavoli di di 4-8 persone. Finita la prima discussione su una domanda posta dall'organizzatore dell'evento, un testimone (o table-host o “oste”) del tavolo rimane fermo mentre gli altri si recano in tavoli diversi. Il testimone registra le idee espresse e le comunica a nuovi ospiti oppure al facilitatore della plenaria prima che inizi la successiva discussione. E così via fino all'esaurimento delle domande. Il WOCA è stato utilizzato nei 5 workshop territoriali della durata di una giornata. In tale caso i tavoli erano formati da 8-10 persone. In ogni workshop sono stati predisposti 5 tavoli tematici relativi a tre percorsi di riflessione sulla salute mentale. “Ogni tavolo aveva il mandato di discutere gli elementi di efficacia e di trasferibilità di 3-5 pratiche, selezionate dal gruppo di progetto in quanto ritenute particolarmente innovative e rappresentative dell’ambito di riferimento. A partire dalle esperienze individuate come stimolo, mettendone in luce punti di forza e criticità, i membri del gruppo erano invitati a riflettere più in generale sui temi proposti (lavoro, casa, cura, socialità, promozione della salute)” (Eclectica, p. 7)
Nominal Group - Il Nominal Group è un processo strutturato per raggiungere il consenso del gruppo sulla priorità da assegnare a una lista di problemi o soluzioni prodotta dagli stessi partecipanti; il conduttore formula una domanda o produce una sollecitazione su un tema specifico, a cui ogni membro del gruppo risponde individualmente, annotando su un foglio le proprie osservazioni. Successivamente il conduttore invita ciascuno a esporre agli altri le proprie proposte, che lui raccoglie e sistematizza in una lista comune, raggruppando le idee uguali o assimilabili. Infine ogni partecipante è invitato a votare i concetti della lista elaborata dal gruppo che considera più importanti, in modo da ottenere una graduatoria delle idee più votate. Utilizzato in questo caso nei workshop territoriali, “il Nominal Group è stato progettato come un momento di astrazione di principi ed elementi fondanti, sulla scorta della riflessione maturata all’interno dei World Café, elaborata dagli osti e presentata al pubblico durante la sessione plenaria. Pertanto, per il Nominal Group, sono stati ripristinati gli stessi tavoli tematici del World Café ed è stato chiesto agli aderenti di individuare priorità e concetti chiave da inserire nel Piano d’azione sulla salute mentale” (Ib., p. 7).
Tavoli tematici - Sono incontri multi-attore, nei quali con la guida di un facilitatore, si discute e si cerca di raggiungere un consenso, un accordo, una o più posizioni condivise su un singolo tema/aspetto di un programma, un piano, un’azione. In tale caso erano condotti da un facilitatore, con la partecipazione di un ricercatore IRES. Nei 4 incontri per ogni tavolo si sono affrontanti obiettivi via a via più operativi al fine di definire le azioni condivise e considerate attuabili.
Cosa è successo: processo, interazione e partecipazione
Il progetto “Attività partecipate nell’ambito della Salute Mentale”, attivato dall’IRES Piemonte su mandato dell’Assessorato alla Sanità, è consistito in una raccolta iniziale di pratiche sul territorio piemontese [con la costituzione del gruppo di lavoro] e nell’organizzazione di 5 workshop territoriali, finalizzati a coinvolgere il maggior numero possibile di stakeholder nell’elaborazione del Piano di Azione sulla Salute Mentale della Regione Piemonte (Ecletica, p. 4). Non sono date ulteriori informazioni sugli incontri del gruppo di lavoro.
“Obiettivo prioritario dei workshop era definire principi ed elementi chiave da inserire all’interno del Piano, a partire dalla discussione delle pratiche selezionate dal materiale emerso dalla rilevazione iniziale e usate come stimolo. Al fine di favorire il più possibile Il’espressione e il confronto tra i diversi punti di vista, si è optato per l’utilizzo di metodi partecipativi, che prevedono la centralità e il coinvolgimento attivo dei partecipanti e l’utilizzo di tecniche e strumenti interattivi” (Ib.).
Tra maggio e giugno 2017 i workshop, della durata di una giornata, si sono tenuti a: Omegna (per il quadrante Biella-Novara-Vercelli); Ivrea (Provincia di Torino); Torino (Città di Torino); Alessandria (Alessandria e Asti); Cuneo (Cuneo e Alba). “In ognuno In ognuno dei cinque workshop, sono stati predisposti cinque tavoli tematici [con il metodo WOCA], relativi a tre diversi filoni inerenti la salute mentale:
- i percorsi della cura (due tavoli),
- i percorsi di abilitazione ed emancipazione (due tavoli);
- i percorsi di prevenzione e promozione della salute.
La prima area riguarda progetti terapeuticoriabilitativi in senso ampio, comprendendo servizi domiciliari ed esperienze di auto-mutuo aiuto; la seconda area include iniziative trasversali agli ambiti della socialità, dell’abitare e dell’inserimento lavorativo; la terza area inerisce alla promozione del benessere psichico, alla prevenzione del disagio e alla sensibilizzazione della cittadinanza al tema della salute mentale.
Ogni tavolo aveva il mandato di discutere gli elementi di efficacia e di trasferibilità di 3-5 pratiche, selezionate dal gruppo di lavoro in quanto ritenute particolarmente innovative e rappresentative dell’ambito di riferimento. A partire dalle esperienze individuate come stimolo, mettendone in luce punti di forza e criticità, i membri del gruppo erano invitati a riflettere più in generale sui temi proposti: lavoro, casa, cura, socialità, promozione della salute” (Ib., p. 7).
Sul primo filone - i percorsi della cura - la discussione si è concentrata su: l’accessibilità dei servizi intesa non solo su una maggiore disponibilità di apertura della fascia oraria ma su una presa in carico continuativa, globale, non più frammentata; la personalizzazione degli interventi attraverso un servizio domiciliare e il coinvolgimento della famiglia e degli utenti nel percorso di cura (Ib. 8). Ad esempio, su questo tema sono state discusse due sperimentazioni: il servizio infermieristico di continuità assistenziale con reperibilità anche nelle ore notturne e festive dedicato ad utenti particolarmente fragili o che stanno attraversando fasi critiche; il Centro di Salute Mentale aperto, con orari di apertura più lunghi (12 ore per i CSM e 8 per i centri diurni) con una più ampia attività e programmi terapeutico-riabilitativi che coinvolgono anche collaboratori esterni. Queste esperienze pilota sono state accolte positivamente dai partecipanti perché “avrebbero un importante effetto preventivo, scongiurando l’acuirsi di un momento critico e la conseguente ospedalizzazione, con una riduzione di costi per il sistema sanitario e un minore utilizzo della contenzione, ritenuta da molti un fallimento terapeutico. Il superamento delle pratiche contentive è stato infatti oggetto di discussione, in quanto ritenuto un obiettivo auspicabile, legato a un approccio psichiatrico più umanizzante, che riduce i rischi di un impatto negativo sulla percezione di sé dell’utente. La riflessione sulle diverse forme di contenzione (fisica, meccanica, farmacologica) è stata sollecitata dalla discussione di un’esperienza specifica, attivata all’interno dell’SPDC di Borgomanero, in provincia di Novara. Su questo tema ancora è stata manifestata l’esigenza di creare un sistema di monitoraggio sulla contenzione fisica e di prestare maggiore attenzione alla somministrazione di farmaci, avanzando la proposta di disporre a livello regionale di un consenso informato da presentare ai pazienti, con l’elenco dei possibili effetti collaterali (Ib., p. 9). Le conseguenti richieste di maggiore coinvolgimento e integrazione tra settori, reparti e professioni si scontra però con conflitti e problemi comunicativi, vincoli organizzativi (anche contrattuali come nel caso del servizio infermieristico di continuità assistenziale) e in generale con la carenza di risorse umane ed economiche (Ib.). Un modo per superare gli ostacoli intravisto è quello di personalizzare la cura facendo ricorso all’intervento a domicilio e coinvolgendo la rete sociale di cui è parte l’utente. Seguono due casi sperimentali considerati validi e replicabili: il dialogo aperto ideato in Finlandia e adottato da vari DSM in Italia tra cui Torino. E’ un intervento tempestivo di due operatori appositamente formati che lascia in secondo piano il trattamento farmacologico e coinvolge tutto il nucleo familiare; gli UFE (utenti familiari esperti) sono utenti e familiari che hanno acquisito un “sapere esperienziale” che li mette in condizione di fornire prestazioni riconosciute in diverse aree di attività del DSM. Seguono altri esempi positivi come i gruppi di auto-aiuto e il gruppo interdipartimentale interculturale per rispondere in modo più efficace ai bisogni della popolazione immigrata.
Il secondo filone relativo alla de-istituzionalizzazione ed empowerment ha affrontato il tema delle strutture psichiatriche che in alternativa alle comunità alloggio o alle strutture RSA (Residenza Sanitaria Assistenziale) sono stati proposti l’affido etero-familiare o iniziative di residenzialità leggera con l’obiettivo dell’autonomia abitativa degli utenti. Altre proposte già sperimentate finalizzate all’integrazione socio-economica dei pazienti, riguardano l’autonomizzazione e la presa in carico globale, la formazione, l’apertura alle associazioni di volontariato, alle cooperative sociali, le associazioni sportive. Il terzo filone infine è dedicato alla prevenzione e promozione della salute. Vengono affrontati vari aspetti come la diffusione dell’educazione alla prevenzione nelle scuole e il sostegno alla genitorialità. Sulle forme di sensibilizzazione sono ad esempio stati sottoposti ai tavoli del WOCA 3 esperienze stimolo: “il circolo poetico urbano Orfeo” (Centri diurni Torino e Grenoble) con l’obiettivo di attivare la comunità per favorire azione di resistenza alle crisi, come i raduni di “liberazione poetica”, in luoghi pubblici, per promuovere la conoscenza del disagio psichico in tutta la popolazione; la settimana della salute mentale (DSM di Torino) che prevede una serie di eventi artistici, culturali e scientifici sul tema e si intitola “Roba da Matti”; “laboratorio urbano Mente Locale” è un gruppo di ricerca e sostegno al disagio psichico (DSM Torino) che promuove incontri di auto-aiuto settimanali e progetti di comunicazione sociale per favorire le relazioni di aiuto tra pari (Ib. p. 23).
In seguito alla riflessione maturata nel WOCA, con in Nominal Group ogni tavolo ha individuato i principi e gli elementi chiave da inserire nel Piano d’azione per la salute mentale.
Sono state così ordinate in ordine di priorità e condivisione le azioni/esigenze per ogni filone. Sul primo filone relativo ai percorsi di cura, ad esempio, abbiamo la necessità di maggiori risorse umane, economiche e spazi adeguati all’interno dei Centri di salute mentale (CSM). Percorsi integrati inclusivi con il territorio, il budget di salute come strumento per offrire servizi flessibili e personalizzati in un’ottica di integrazione socio-sanitaria delle risorse, e molti altri.
Meno condivise e dunque posizionate agli ultimi posti sono: l’implementazioni di azioni volte a ridurre il ricorso alla contenzione, la promozione del supporto tra pari, l’attenzione transculturale ai percorsi di cura, l’affiancamento dei percorsi di cura a quelli di inserimento lavorativo, il privilegiare le relazioni familiari e sociali rispetto all’uso di terapie farmacologiche (Ib., p. 25). E’ interessante notare come sparisca del tutto dall’elenco delle azioni anche da quelle meno condivise: la proposta per la creazione di un “sistema di monitoraggio della contenzione fisica” e la proposta di sottoporre ai pazienti una dichiarazione di “consenso informato” che comprendesse i possibili effetti collaterali (Ib., p. 9).
In conclusione, l’auspicio dei partecipanti è che “i workshop rappresentino il primo appuntamento di una stagione di progettualità regionale bottom-up, efficace nell’evitare che i servizi siano concentrati ad aiutare l’utente nella fase acuta, ma poi non lo accompagnino nella fase successiva, o meglio rialzino chi è caduto ma non ha lo spazio per camminare. La salute mentale è intesa infatti come un concetto più ampio della psichiatria, che dovrebbe configurarsi come un problema di cui si fa carico l’intera comunità, proponendo percorsi di inclusione sociale efficaci e che non mirino soltanto a creare parcheggi a tempo indeterminato (Ib., p. 27).
In seguito ai workshop, raccolte le candidature e le risposte ad un secondo invito (via posta elettronica) a nuovi contatti, il gruppo di lavoro ha costituito 3 Tavoli di lavoro tematici composti da 14 persone: categoria, sigla di appartenenza e nominativi sono riportati per ogni tavolo. “Tra Ottobre e Dicembre 2017 si sono tenuti 4 incontri per ciascun tavolo – condotti da facilitatori, con la partecipazione di un ricercatore IRES Piemonte – finalizzati a elaborare la proposta di Piano. Il primo incontro ha preso le mosse dai temi prioritari emersi dai workshop ed ha individuato un elenco di obiettivi per il Piano; il secondo incontro ha prodotto un elenco di azioni utili a perseguire gli obiettivi; nel terzo e nel quarto incontro sono state progettate le azioni che hanno incontrato il consenso tra i partecipanti e sono state considerate attuabili. Gli obiettivi da perseguire e le venti azioni utili a realizzarli sono contenuti nella proposta di PASM” (IRES, 2018, p. 3).
Si tratta di un piano suddiviso in 7 macro-temi e 20 azioni complessive.
Il PASM (Piano d’azione per la salute mentale).
Come premessa viene dichiarato che “per verificare la reale efficacia di un piano è necessario monitorarne l’attuazione e valutare l’impatto delle azioni sulla salute della popolazione” (Ib.,). “Sarà quindi strutturato un sistema di monitoraggio e di valutazione delle 20 azioni del piano” e “particolare attenzione sarà posta allo sviluppo della valutazione partecipata” (Ib.). “Il funzionamento a regime del Sistema informativo per la salute mentale costituisce un prerequisito per il sistema di monitoraggio e valutazione” (Ib.).
- Migliorare la governance. Si evidenzia come il Piemonte abbia speso per i servizi di salute mentale il 10% in meno rispetto alla media nazionale. Una priorità è investire su monitoraggio e valutazione per una programmazione delle risorse basata su rigorose evidenze.
Azione 1 - Consulta regionale per la salute mentale - Composta dagli attori interessati alla salute mentale “ha come funzioni far emergere e segnalare i problemi che riguardano la salute mentale, avanzare proposte, rivolgere domande conoscitive e di ricerca a tutti i soggetti competenti e ha il diritto di ricevere risposte nel merito, trasparenti e tempestive. La Consulta, una volta costituita, nomina un rappresentante che prenderà parte al Comitato di monitoraggio del PASM” (Ib., p. 5).
Azione 2 - Comitato di monitoraggio del PASM. Composto da rappresentanti dei tavoli di lavoro, del gruppo di lavoro del PASM e da un rappresentante della Consulta (Azione 1). Il Comitato ha come funzioni quella di verificare su base periodica l’effettiva attuazione delle azioni del PASM, evidenziare i problemi che lo riguardano, rivolgere domande conoscitive e di ricerca alle Direzioni regionali competenti e ha il diritto di ricevere risposte nel merito, trasparenti e tempestive” (Ib., p. 5).
Azione 3 - Monitoraggio dei percorsi di cura. Il sistema informativo su percorsi di cura e utenti in carico è sviluppato in modo da raccogliere dati omogenei sul territorio e produrre rapporti di monitoraggio periodici, almeno annuali. Particolare attenzione è posta alla verifica del rispetto degli standard già esistenti, anche in riferimento alle figure professionali impegnate. I rapporti di monitoraggio e i relativi dati sono resi pubblici e facilmente accessibili a tutti coloro che siano interessati. Sulla base dei dati di monitoraggio sono inoltre definiti obiettivi di miglioramento dei servizi, in termini univoci e verificabili. I flussi informativi sono resi coerenti e confrontabili a livello regionale. L’azione è svolta dalla Direzione Sanità della Regione attraverso l’Osservatorio epidemiologico sulla salute mentale del Piemonte.
Azione 4 - Valutazione della qualità dei servizi e degli esiti. La Regione Piemonte promuove e realizza specifiche analisi di approfondimento e di valutazione della qualità dei servizi e degli esiti delle cure e degli interventi, anche su richiesta della Consulta regionale per la salute mentale e del Comitato di monitoraggio del PASM. Possibili temi oggetto di approfondimento e valutazione, anche attraverso la valutazione partecipata, sono l’uso dei farmaci, il ricorso al trattamento sanitario obbligatorio (TSO), il ricorso alla contenzione. Gli esiti delle analisi di approfondimento e di valutazione sono resi pubblici, facilmente accessibili a chiunque sia interessato e sono utilizzati per migliorare la qualità dei servizi.
Seguono altre 16 azioni riguardanti: campagne di sensibilizzazione; servizi di accompagnamento alla genitorialità, tavoli di co-progettazione per potenziare le life skill nell’infanzia e nell’adolescenza, l’attività motoria, iniziative di servizi per care-giver, un progetto per area dedicato alla prevenzione e promozione della salute, progetti per estendere e migliorare l’accessibilità ai servizi e ai CSM, un sito internet regionale dedicato. Nel macro-tema dell’integrazione viene costituita - attraverso l’azione 15 - un’unità multidisciplinare di valutazione salute mentale (UMVS) presieduta dai direttori di distretto e dai direttori degli enti gestori dei servizi. Relativamente al macro-tema dei percorsi di autonomia, si rilevano le azioni 17 e 18 che promuovo progetti finalizzati al sostegno all’abitare in autonomia e comunque al mantenimento di un domicilio, all’inserimento lavorativo, al sostegno ad iniziative di lavoro autonomo, all’inserimento di pazienti o ex-pazienti con il profilo di esperti nel supporto tra pari (Ib., p. 18).
Influenza, risultati ed effetti
Il PASM viene approvato dal Consiglio regionale del Piemonte, così come consegnato dall’IRES - suo organo funzionale - il 22 gennaio 2019 con deliberazione n° 355 - 1817. Si rammenta - come dà atto la delibera - che l’approvazione di un piano non comporta oneri a carico del bilancio regionale e che la Giunta “definirà con successivi atti le specifiche modalità di implementazione delle azioni, le risorse necessarie per realizzarle ed i soggetti competenti”.
Il Comitato per la salute mentale si è insediato ed ha aperto una pagina Facebook. Da quel che risulta dall’ultimo post del 2/3/19 sono stati avviati anche gli incontri per la costituzione della Consulta per la salute mentale. Tuttavia non si possono riscontrare ulteriori progressioni, mentre si denota un’interazione interrotta/nulla - dall’ultimo post fino ad oggi (ril. 27/9/19) - nello strumento social. Probabilmente con l’insediamento della nuova Giunta di centrodestra, dunque in discontinuità rispetto alla precedente di centrosinistra, si debbano attendere le nomine dei nuovi Cda dell’IRES (dal sito non ancora effettuato) e dei vertici della Sanità regionale.
Conclusioni. Dai rapporti disponibili online il materiale è completo per quel che riguarda i contenuti e i punti di arrivo del processo ma non è possibile ricostruire i dibattiti e le posizioni discordanti. Ci sono scostamenti tra i risultati dei primi workshop e il lavoro dei tavoli tematici che - non essendo disponibili i verbali - non è possibile comprendere. Ad ogni modo pare che la questione più calda riguardi l’area dell’intervento tradizionale (farmaci e contenzione) che è ancora in auge e necessita di un monitoraggio. Il problema è che il monitoraggio (nel piano si richiama la partecipazione allargata in questa attività) non è ancora possibile perché il sistema informativo è inadeguato; questa inadeguatezza non riguarda solo le questioni menzionate ma anche gli altri dati del sistema sanitario sulla salute mentale, sia per scarsità di risorse sia per la complessità sociale che richiede questo settore. Su questo almeno pare esserci l’intento di proseguire speditamente ma probabilmente il cambio di Giunta ha rallentato il processo. Un processo che tuttavia l’IRES pare avere proseguito, almeno tenendo viva l’attenzione e promuovendo giornate di formazione (tra marzo e maggio 2019): 4 giornate dedicate alla “salute mentale inclusiva e partecipata” e 3 dedicate alle “associazioni di persone con esperienza di sofferenza mentale e loro familiari”. Infine è in programma un convegno durante la settimana sulla salute mentale, sulla contenzione e sulla salute in carcere (Link 1).
Analisi e lezioni apprese
Va ricordato che fu lo stesso Franco Basaglia (1924-1980), noto psichiatria riformatore dell’approccio alla salute mentale tradizionale basata sui manicomi, a introdurre il concetto di partecipazione, negli anni sessanta e settanta, nel suo metodo clinico e organizzativo.
Questo caso riguarda un piano innovativo e con una buona rilevanza. Tocca questioni fondamentali relative alla qualità della vita di soggetti in difficoltà, coinvolge molti lavoratori pubblici e investimenti in risorse pubbliche rilevanti. Il lavoro partecipativo pare aver prodotto un risultato consistente, chiaro e perseguibile. Attore chiave in questo risultato di influenza ed efficacia è l’IRES, un soggetto pubblico e quindi dal forte impatto istituzionale; il piano è stato elaborato quasi da un agente terzo gestore del processo partecipativo, un ente di ricerca più che di indirizzo, dotato di specifiche competenze esperte, che tuttavia è fortemente orientato politicamente, sia per il finanziamento continuativo, sia per la presenza stessa dell’attore politico in carica nel Cda.
In generale la trasparenza del processo non è completa, mancano i verbali e una comunicazione/pubblicità del processo più ampia, non limitata agli addetti ai lavori. Inoltre manca l’impegno finanziario richiesto per il processo.
La condivisione del percorso non pare essere stata affrontato o comunque non è rilevabile un percorso di preparazione e negoziazione preliminare al processo.
La rappresentatività dei soggetti presenti nei workshop e nei tavoli tematici, non ci sembra bilanciata a sufficienza rispetto ai pazienti e ai loro familiari.
Vedere anche
Riferimenti
- OMS (2013), Piano d’azione per la salute mentale 2013 - 2020, http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2448_allegato.pdf (ril. 23/9/19).
- IRES (2018), Piano d’azione per la salute mentale. 20 azioni per la salute mentale, https://www.ires.piemonte.it/images/Ricerca/Salute_mentale/Report_PASM.pdf (ril. 23/9/19).
- Eclectica, IRES (2017), La salute mentale in Piemonte. Risultati di un processo partecipato, https://www.ires.piemonte.it/images/Ricerca/Salute_mentale/Rpt-Wsp-Sm.pdf (ril. 23/9/19).
Collegamenti esterni
1 - IRES, ires.piemonte.it
Note
[1] Regione Piemonte, Delibera del Consiglio Regionale, n. 234-36975 del 10 ottobre 2017.
[2] Regione Piemonte, Delibera di Giunta Regionale, n. 87- 6289 del 2 agosto 2013,;
[3] IRES Piemonte, Missione, ires.piemonte.it
[4] PD, Chiamparino Presidente, Il coraggio di dire Sì, http://www.pdpiemonte.it/programma-per-un-piemonte-europeo/#europa (ril. 23/9/19).
[5] Alberto Cirio Presidente. Un’altra velocità per il Piemonte, http://www.albertocirio.it/?p=1603 (ril. 23/9/19).
[6] Strippoli, S., Piemonte, polemica sui vaccini: se ne va Demicheli, vicedirettore della sanità regionale, in: L’Espresso, 4/4/2017, https://torino.repubblica.it/cronaca/2017/04/04/news/piemonte_polemica_sui_vaccini_se_ne_va_demicheli_vicedirettore_della_sanita_regionale-162161541/ (ril. 23/9/19).