L’ex convento di Sant’Orsola è un complesso architettonico di origine trecentesca abbandonato da oltre 40 anni, si trova nell’importante rione del centro storico di Firenze da cui prende il nome il percorso nato dall’iniziativa di un gruppo informale di residenti.
Problemi e scopo
“Il progetto è nato dal desiderio di aprire spazi di dialogo e di confronto intorno al tema dell’identità e trasformazione di un importante rione del centro storico di Firenze, nel quale si trovano la basilica di San Lorenzo, Palazzo Medici-Riccardi, il Mercato Centrale e l’ex convento di Sant’Orsola, complesso architettonico di origine trecentesca, posto a pochi passi dal Duomo, chiuso e abbandonato da oltre 40 anni. La preoccupazione che aveva motivato i promotori era che la difficoltà a trovare investitori economici disponibili ad accollarsi i costi della ristrutturazione di Sant’Orsola potesse portare ad una progressiva privatizzazione del bene e a una riduzione delle sue funzioni sociali. L’oggetto del processo è stato quindi la costruzione partecipata di una strategia di riqualificazione degli spazi pubblici del rione e del complesso di Sant’Orsola, che attraverso strumenti d’intervento innovativi individuasse usi e funzioni coerenti con le caratteristiche e le esigenze del tessuto urbano e sociale, con particolare attenzione agli elementi in grado di sviluppare cooperazione, porosità, partecipazione, integrazione, risarcimento e valorizzazione delle memorie, cioè delle ‘stratificazioni storiche’ che si sono andate cumulando nelle diverse epoche e funzioni dell’ex convento”. [1] Le metodologie partecipative, curate da Cantieri Animati, hanno previsto focus group, camminate di quartiere, interviste in profondità a testimoni privilegiati, punto d’informazione/ascolto in piazza, workshop, momenti di formazione, laboratorio di co-progettazione svolto con la tecnica della Charrette, confronto con esperti e incontri pubblici di restituzione”. [2] “Parallelamente al percorso partecipativo, è stata svolta un’attività di ricerca sul rione svolta da due borsiste del DIDA, che ha prodotto una rappresentazione grafica dei dati oggettivi relativi agli aspetti sociali, demografici, economici e urbanistici del rione, che hanno evidenziato le dinamiche e le trasformazioni in atto”. [3]
Cronologia e contesto di sfondo
“Il progetto è nato su iniziativa del Santorsolaproject, gruppo informale di residenti ed esperti di varie discipline che da diversi anni sta cercando di aprire spazi di dialogo e di confronto intorno al tema dell’identità e trasformazione di un importante rione del centro storico di Firenze, nel quale si trova l’ex convento di Sant’Orsola, complesso architettonico di origine trecentesca chiuso e abbandonato da oltre 40 anni. A seguito dell’ennesimo bando di concessione andato deserto, la Città Metropolitana (proprietario del bene) ha annunciato la decisione di procedere a trattativa diretta con investitori privati e la preoccupazione dei promotori era che la difficoltà a trovare [...] Il complesso di Sant’Orsola fa parte di un ampio isolato compreso fra via Guelfa, via Panicale, via Sant’Orsola e via Tedalda. L’antica fabbrica si presenta come un grande “contenitore” disposto su quattro piani fuori terra oltre al seminterrato e due sottosuoli, con oltre 15mila metri quadrati complessivi di superficie utile e con 1.741 metri quadrati di corti interne (tre cortili più grandi e due più piccoli). Gli amministratori locali da oltre 10 anni perseguono la riqualificazione del complesso attraverso strumenti ordinari (bandi di concessione per valorizzazione) che tuttavia non sono riusciti ad attivare processi di recupero né di effettivo coinvolgimento della comunità locale. Attualmente l’ente proprietario (Città Metropolitana di Firenze) ha avviato i lavori di rifacimento del tetto e delle facciate, mentre un progetto di riqualificazione complessivo è stato rinviato ad una trattativa privata il cui esito è ancora ignoto. La Città Metropolitana e il Comune di Firenze hanno manifestato interesse per il progetto e per i suoi esiti ed hanno assicurato che le proposte emerse saranno utilizzate per indirizzare le future destinazioni del complesso (aggiornando il Regolamento Urbanistico in fase di revisione ed elaborando un programma di interventi) e per elaborare il nuovo piano di gestione Unesco”. [4]
Organizzazione, supporto e finanziamento
Dipartimento di Architettura (DIDA), Università di Firenze, è il capofila presentatore del progetto all’Autorità regionale per la garanzia e la promozione della partecipazione (APP). Per il progetto erano impegnati Francesco Alberti, come responsabile scientifico; due borsisti impegnati nella ricerca sociale e facilitazione; una persona addetta alla segreteria amministrativa ed una al coordinamento del DIDA Communication Lab per l’elaborazione della grafica e dei materiali di comunicazione. [5]
Ordine Architetti di Firenze (OAF), Marzia Magrini come responsabile segreteria e formazione); altre 3 persone hanno svolto supporto logistico, ufficio stampa e segreteria amministrativa.
Santorsolaproject, è un gruppo di lavoro di residenti ed esperti di rigenerazione urbana promotore fin dal 2013 di un coordinamento composto da diversi soggetti locali. Per il progetto, Emanuele Salerno ha svolto il ruolo del coordinamento operativo, G. Serrini quello del supporto scientifico e I. Lorieri assistenza operativa.
Cantieri Animati Snc è una società di progettazione di percorsi partecipativi, dibattiti pubblici, pianificazione urbanistica. A Chiara Pignaris, sua fondatrice, è stata affidata la responsabilità delle metodologie partecipative del progetto, affiancata da Carmelo Argentieri come responsabile della comunicazione e Orlando Caponnetto, addetto alla redazione della documentazione, foto e video. [6] Da quel che si può dedurre dal rendiconto spese, dovrebbe aver ottenuto una remunerazione di 9.000 euro.
Regione Toscana - Consiglio Regionale è l’organo di governance che sovrintende (legiferando), finanzia, designa i 3 componenti dell’Autorità Regionale per la garanzia e la promozione della partecipazione (APP).
Autorità regionale per la garanzia e la promozione della partecipazione (APP), costituita con la legge regionale 46/2013, ha il compito di promuovere la partecipazione dei cittadini nei processi di costruzione delle politiche regionali e locali. indice bandi pubblici periodici per sostenere processi partecipativi nel territorio regionale. In questo caso ha assegnato 25.000 euro lordi per l’organizzazione complessiva del processo. Nel complesso il progetto è costato 37.533, dunque 12.533 sono stati cofinanziati da DIDA e OAF, in gran parte giustificati come costi per l’uso delle sale riunioni dell’OAF e delle attrezzature del DIDA, il coordinamento del prof. Alberti e il lavoro di segreteria dell’OAF.
Reclutamento e selezione dei partecipanti
Il processo partecipativo ha coinvolto i rappresentanti delle reti sociali esistenti nel quartiere, gli operatori economici e i singoli cittadini, dando voce a punti di vista finora poco ascoltati: studenti, artisti, cittadini di diverse nazionalità che vivono o lavorano nel quartiere. In riferimento alle diverse fasi svolte, sono stati coinvolti:
- Fase di preparazione: circa 50 soggetti
- Fase di coinvolgimento: circa 254 persone
- Fase di condivisione: circa 175 persone
- Fase di restituzione: circa 60 persone (incontro finale)
I cittadini sono stati chiamati a partecipare al percorso mediante volantini, comunicati stampa, messaggi sui social, inviti via email all’indirizzario del gruppo Santorsolaproject, composto da circa 1.500 contatti. Particolare cura è stata posta nell’invitare i circa 600 cittadini che nel 2014 firmarono a sostegno dell’allora progetto di partecipazione ideato dal Santorsolaproject. Le tipologie di cittadini più difficili da raggiungere, come ad esempio le giovani generazioni, sono state invitate recandosi direttamente nei luoghi di aggregazione del quartiere durante l’attività di outreach svolta dai facilitatori. In particolare si ritiene importante essere riusciti a coinvolgere anche un gruppo di giovani del centro autogestito La Polveriera SpazioComune, che attualmente occupano alcuni spazi di Sant’Apollonia svolgendo attività sociali e culturali, ed alcuni esercenti del mercato ambulante, che in passato hanno avuto rapporti piuttosto conflittuali con i residenti”.
Incontri ed eventi pubblici
16/3/19 - Incontro pubblico “Il più bel fior ne colgo”; sono stati coinvolti 50 partecipanti, 23 attori del territorio sono stati rappresentati (APP nei membri Allegretti e Gelli, associazioni, comitati, Comune, Città Metropolitana, DIDA, Comunità cattolica filippina, Comunità Bangladesh, Conservatorio L. Cherubini, Parrocchia San Lorenzo,
6/4/19 - Focus group; 27 persone coinvolte, 11 attori (alcuni di quelli già citati) e altri nuovi come la Comunità peruviana.
16/4/19 - Prima camminata di quartiere; 26 persone, 8 attori (tra cui commercianti, Associazione Pinocchio, comitati).
28/4/19 - Seconda camminata di quartiere; 30 persone, 8 attori (tra cui Accademia Belle Arti, nuove associazioni e commercianti).
14/6/19 - Terza camminata di quartiere; 28 persone, 5 attori (tra cui la Polveriera Spazio Comune, Italia Nostra, Silfi SpA).
27/6/19 - Incontro pubblico “Obiettivo San Lorenzo”; 40 persone, 11 attori (tra cui nuovamente la Città metropolitana, Comune, Fondazione Toscana Spettacolo, Galleria Uffizi, Ufficio Unesco del Comune).
10/8/19 - Punto di ascolto in Piazza San Lorenzo; entrato in contatto con 50 persone; tra cui cittadini del rione e turisti.
24/9/19 - Geografia di un rione e mappattura delle associazioni attive nel rione: 55 persone e 20 attori coinvolti.
15/10/19 - Incontro di formazione facilitatori Charrette; 20 persone: professionisti (ingegneri, architetetti, artisti e altro) e funzionari degli enti coinvolti.
26/10/19 - Laboratorio progetti “Amo San Lorenzo”; 70 persone, e il team della Charrette. Era previsto di utilizzare il Sant’Orsola come sede del laboratorio ma questo non è stato possibile per la presenza del cantiere che ha occupato le possibili vie di fuga. Il laboratorio si svolto quindi presso i locali dell’Ordine degli Architetti di Firenze, in piazza della Stazione, rendendo più difficoltosa la partecipazione dei residenti. “Ciononostante all’incontro, svolto con la tecnica della Charrette, hanno partecipato anche rappresentanti delle diverse comunità straniere del rione e alcuni operatori del mercato ambulante”. [7]
5/12/19 - Incontro pubblico di restituzione “Un patto per San Lorenzo e Sant’Orsola”; 60 persone, (tutti gli enti coinvolti, cittadini, promotori, attori coinvolti nel percorso). [8]
Per l’organizzazione del percorso sono stati registrati tutti i 35 incontri avvenuti dal 1/3/19 al 4/12/19; si è trattato di incontri di coordinamento, organizzazione, formazione, rendicontazione; con le autorità coinvolte, con docenti, testimoni privilegiati. Nel complesso sono stati coinvolti una media di 7-8 persone ad incontro. [9]
Al fine di assicurare la partecipazione dei cittadini di origine straniera sono state invitate ad organizzare e promuovere le iniziative le associazioni già coinvolte dalla rete Santorsolaproject in precedenti iniziative. Per includere i punti di vista dei soggetti più svantaggiati sono state coinvolte anche la Parrocchia e la Comunità di Sant’Egidio [10].
Il piano di comunicazione ha compreso: conferenze stampa, redazione e invio di comunicati stampa al sistema dei media locali (Santorsolaproject ha messo a disposizione il suo indirizzario di oltre 160 contatti di giornalisti, agenzie e redazioni), redazione e invio all’indirizzario di un bollettino di aggiornamento sulle fasi del progetto (con rassegna stampa di giornali e siti web), l’aggiornamento continuo delle pagine internet dedicate al progetto partecipativo, l’animazione degli account social per la promozione dell’interesse e della partecipazione al progetto. Le attività d’informazione hanno visto l’uso di strumenti informativi tradizionali (volantini e locandine) ma anche l’impiego di brevi video diffusi nei social. I materiali informativi prodotti durante le diverse fasi del progetto sono scaricabili nel sito e nella relazione finale del processo citata nei riferimenti.
Metodi e strumenti utilizzati
Focus group. Sono modalità molto comuni per riunire un gruppo di persone e avviare con loro una discussione attorno a un tema desiderato, grazie alla conduzione di un moderatore che è chiamato a stimolare la discussione e a verificare che tutti possano esprimere la propria opinione. Attraverso tale metodologia si possono raccogliere pareri diversi, stimolare un confronto tra posizioni diverse ed esplorare diversi punti di vista ovvero arrivare ad un accordo. Per facilitare la discussione si può fare ricorso all’utilizzo di post-it, mappe e fogli, che permettono a coloro che non sono a loro agio nel parlare in pubblico di esporre le proprie opinioni e a coloro che hanno difficoltà di sintesi di riflettere su quale sia il concetto fondamentale che vogliono esprimere. In genere i focus group ospitano 12-14 partecipanti.
Camminata di quartiere. Sono camminate di gruppo in cui oltre a prendere consapevolezza degli ambienti oggetto del processo, si incontrano testimoni qualificati con cui avviare una conversazione sulla questione oppure il gruppo, come in questo caso, adempie a delle rilevazioni sugli usi e le condizioni dello spazio pubblico da riportare su mappa. Come in questo caso possono svolgersi anche in orario notturno per catturare le differenti geografie urbane.
Punto di ascolto di quartiere. Sono spazi fissi, temporanei, allestiti con banchetti e/o gazebo, pannelli verticali, o sandwich umani, in cui si danno informazioni sul processo, si contattano potenziali partecipanti, si pubblicizzano le iniziative, si rilevano opinioni tramite questionari o interviste.
Charrette. Noto nei paesi di lingua inglese anche come Design Charrette o charett, è un processo di progettazione urbana partecipata nell’ambito del quale un team multidisciplinare (formato da cittadine e cittadini, rappresentanti di gruppi d’interesse, decisori politici e da esperti della materia) lavora in modo collaborativo e trasparente alla soluzione di questioni che riguardano la pianificazione urbanistica e territoriale. Una Charrette dura come minimo quattro giorni consecutivi, ma può protrarsi anche più a lungo. Nei casi ideali, qualche settimana prima dell’avvio del processo “Charrette principale” viene condotto un cosiddetto “mini-Charrette”, nel corso del quale s’illustra il progetto. Inoltre, qualche settimana dopo la fine della fase di progettazione e discussione vera e propria, nell’ambito di un’assemblea conclusiva si danno informazioni sull’uso che verrà fatto delle idee progettuali raccolte. In linea di massima il processo è aperto a tutti i soggetti interessati. Il team dei progettisti può invitare, in maniera mirata, persone coinvolte direttamente dal progetto e abitanti delle zone limitrofe. Nonostante il suo approccio flessibile, anche per il processo Charrette valgono le opportunità e i limiti di fondo propri dei metodi partecipativi che coinvolgono gruppi più ampi di persone. Se si riescono ad integrare più interessi, in questo caso un processo Charrette è in grado di assicurare il più ampio consenso possibile. [11]
Cosa è successo: processo, interazione e partecipazione
Il processo partecipativo è stato articolato in quattro fasi, che sono state rispettate nello svolgimento delle azioni previste, sebbene con uno slittamento di 1-2 mesi dovuto alla sospensione delle attività nel periodo elettorale e al leggero ritardo nell’avvio delle attività dovuto ai diversi passaggi burocratici (accordo DIDA-OAF approvato dai rispettivi Consigli; bando pubblico per la contrattualizzazione delle facilitatrici; incarico affidato da OAF a Cantieri Animati). Anche l’incontro finale ha visto un leggero slittamento dei tempi, per la difficoltà nel coinvolgere i referenti delle diverse amministrazioni (Regione, Comune e Città Metropolitana).
Le fasi svolte sono state:
1. Fase di preparazione – ha permesso di contrattualizzare i facilitatori, individuare gli esperti, definire il calendario degli incontri, elaborare il piano di comunicazione e gli strumenti di informazione.
2. Fase di coinvolgimento – ha permesso di coinvolgere le diverse tipologie di abitanti, i responsabili di associazioni e gli stakeholders, gli operatori, ecc.
3. Fase di condivisione – ha consentito di elaborare proposte condivise per la rigenerazione di Sant’Orsola e del quartiere di San Lorenzo-Mercato Centrale.
4. Fase di restituzione – ha consentito non solo di restituire gli esiti del percorso alle Istituzioni e alla popolazione, ma anche di elaborare una bozza di “protocollo d’intenti” da condividere con i diversi soggetti (promotori, Istituzioni e realtà associative), consolidando le reti attivate. [12]
Per assicurare la massima inclusione le informazioni sono state sempre fornite con linguaggi non tecnici e facilmente comprensibili, inoltre le metodologie hanno fatto uso prevalente di immagini e materiali “manipolabili” al fine di facilitare l’interazione spontanea tra persone di età e cultura diversa.
Il processo partecipativo ha prodotto anche una ricerca sul rione molto accurata svolta dal Dida Università di Firenze e proposte progettuali di qualità, grazie al coinvolgimento di diversi architetti ed esperti. Al fine di ricostruire un quadro conoscitivo accurato dell’area di studio, ovvero rione San Lorenzo a Firenze e i suoi spazi pubblici e beni comuni, sono state avviate delle indagini volte alla stesura di una serie di mappature, che si sono avvalse di vari strumenti, quali: le cartografie regionali, i dati statistici demografici e relativi alle attività economiche raccolti dall’Ufficio statistica del Comune di Firenze, gli elenchi merceologici della Camera di Commercio di Firenze, gli open data di alcune piattaforme digitali reperibili on line, il RUC del Comune di Firenze, Laboratorio San Lorenzo 15, i documenti d’archivio della Città Metropolitana. Oltre ai sopralluoghi sul campo e ai rilievi a vista. I dati georeferenziati raccolti sono stati rielaborati con l’applicativo Qgis. Gli altri dati territorialmente rappresentabili, sono stati riportati sulla Carta Tecnica Regionale. L’esito di tali indagini ha portato alla redazione di n. 10 elaborati: 1. Dati demografici (grafici) 2. Mappatura delle attività economiche 3. Mappatura dello spazio pubblico, usi e caratteristiche 4. Mappatura dei beni culturali notificati 5. Mappatura degli usi non residenziali del tessuto costruito (classificazione degli usi specifici) 6. Mappatura degli usi non residenziali del tessuto costruito (classificazione della proprietà pubblica-privata) 7. Mappatura delle aree di trasformazione 8. Focus sul complesso di Sant’Orsola 9. Mappa di sintesi delle idee per il rilancio del rione 10. Mappatura della mobilità.
La giornata di lavoro che si è svolta nel laboratorio progetti “Amo San Lorenzo”, condotto con il metodo della Charrette, ha permesso di elaborare una serie di strategie e di proposte su tre temi emersi come prioritari durante il primo workshop di condivisione:
- tema 1: migliorare le connessioni e la fruibilità degli spazi pubblici nel rione di San Lorenzo;
- tema 2: proposte per migliorare la vivibilità di Piazza del Mercato Centrale;
- tema 3: proposte per Sant’Orsola aperta, permeabile e multifunzionale.
Attraverso una serie di workshop interni allo staff di progetto, le proposte emerse dalla Charrette sono state riassunte in mappe di sintesi e in un Protocollo d’Intesa che i Promotori e le Amministrazioni coinvolte stanno approfondendo. [13]
I risultati specifici sono appunto illustrati in 3 mappe scaricabili dalla pagina di Open Toscana (Link 1) o dai link presenti nella relazione finale.
- Mappa proposte Sant'Orsola ( 1,7MB )
- Mappa proposte piazza Mercato Centrale ( 2MB )
- Mappa proposte rione San Lorenzo ( 13,3MB ).
Influenza, risultati ed effetti
"Gli esiti del progetto sono stati approfonditi mediante incontri con i rappresentanti della Città Metropolitana e del Comune di Firenze e sono stati tradotti in un progetto di recupero ambientalmente e socialmente sostenibile, che mira a usare in modo più mirato e strategico le risorse pubbliche e a ricostruire un patto di fiducia tra Istituzioni e cittadini. Tra gli esiti anche l’attivazione di un gruppo di monitoraggio formato da tutti i soggetti coinvolti. Il percorso si è concluso con la proposta di sottoscrizione di un accordo (Protocollo d’intesa) le cui parti firmatarie si impegnano a dar seguito agli esiti emersi dal confronto. La Città Metropolitana e il Comune di Firenze hanno espresso - anche ufficialmente in Consiglio Comunale - interesse per il progetto e per i suoi esiti ed hanno assicurato che le proposte emerse saranno utilizzate per indirizzare le future destinazioni del complesso, aggiornando il Regolamento Urbanistico in fase di revisione e per elaborare il nuovo piano di gestione Unesco e la programmazione comunale (mediante un programma di interventi)". [14]
Il sito del percorso tuttavia termina i propri aggiornamenti con la fine del processo, per cui non ci sono collegamenti rilevabili sulla pagina web, andrebbero rilevate la pagine social ed eventuali comunicazioni del comitato di monitoraggio.
Analisi e lezioni apprese
Ostacoli e questioni aperte annotate dai conduttori del percorso.
“Come già accennato nella parte sui tempi, le elezioni amministrative del Comune di Firenze hanno costretto a sospendere le attività di coinvolgimento nei 15 giorni precedenti la scadenza elettorale (richiedendo lo spostamento della data della camminata di quartiere notturna). La concomitanza delle elezioni ha anche reso impossibile avere interlocutori politici che supportassero la diffusione della “chiamata” ai cittadini. Il problema è stato risolto grazie ad un lavoro supplementare di informazione sul campo svolto gratuitamente dal coordina-mento Santorsolaproject e grazie alla messa a disposizione, da parte dell’Ordine Architetti, di due professionisti della comunicazione (addetto stampa e social community manager)”. [15]
“Nella seconda fase del progetto sono state affrontate anche altre due questioni segnalate nella relazione intermedia come problematiche: 1. La difficoltà ad individuare un interlocutore stabile nella Città Metropolitana (causata dalle elezioni amministrative e dall’avvicendamento del Direttore Generale). 2. La difficoltà ad utilizzare gli spazi di Sant’Orsola come sede del laboratorio di coprogettazione. Mentre il primo punto è stato risolto grazie alla nomina (a ottobre) del nuovo Direttore Generale della Città Metropolitana - che coincide con quello del Comune di Firenze - e all’assegnazione della delega (purtroppo solo a novembre) al Patrimonio della CM alla Sindaca di Pontassieve, per il secondo punto non c’è stato niente da fare. Se fosse stato possibile svolgere il laboratorio di co-progettazione o il convegno finale del progetto dentro a Sant’Orsola sicuramente si sarebbe vista sicuramente una maggior partecipazione da parte degli abitanti del rione, inoltre questo avrebbe rappresentato un bel segnale di apertura e di speranza per il futuro. Nonostante questo il morale è stato sempre alto, e l’incontro finale si è svolto in un clima di generale soddisfazione per i risultati raggiunti da parte di tutti. Ultimo problema che si ritiene utile segnalare è la questione del budget assegnato dall’APP al progetto, che è risultato sottodimensionato rispetto alla quantità di attività che è stato necessario svolgere. Il problema è stato risolto grazie alla disponibilità dello Staff (v. Punto 7.) a svolgere molte attività aggiuntive a titolo gratuito”. [16]
La trasparenza del percorso è completa, la documentazione abbondante e ben organizzata. La comunicazione di pubblicizzazione e accompagnamento ai partecipanti è stata ineccepibile.
La condivisione del percorso è avvenuta con successo, i conflitti sono emersi e sono stati affrontati dal processo con un clima positivo.
La rappresentatività, nonostante la numerosa platea di attori presenti in un’area così contenuta, ma densa di attività e intrecci di popolazioni, ha avuto modo di crescere e rendere i risultati affidabili e influenti sul futuro delle decisioni.
La valutazione, condotta tramite questionari, voluti e predisposti dall’APP, è stata effettuata ma con uno scarso numero di risposte (a detta degli stessi conduttori [17]) e non è disponibile nei collegamenti o nella pagina del sito. Tuttavia i conduttori dichiarano che i partecipanti hanno espresso grande soddisfazione, 20 su 26 parteciperebbero di nuovo, e che 6 su 26 affermano di aver cambiato opinione a seguito del confronto. Da recuperare e approfondire dunque questa valutazione.
Vedere anche
Riferimenti
[1] Dipartimento di Architettura (DIDA) UniFi et al., Laboratorio San Lorenzo, 12/12/2019, p. 5, https://partecipa.toscana.it/documents/1096457/0/Relazione+finale+inviata+all%27Autorit%C3%A0+per+la+Partecipazione.pdf/30388464-56f8-4e0b-4646-6bd2d7fbe802?t=1580146843257 (ril. 16/8/20).
[2] Ibidem, p. 2.
[3] Ib.
[4] Ib., p. 5.
[5] Ib., p. 7-8.
[6] Ib.
[7] Ib., pp: 15:17.
[8] Ib., p. 10-11.
[9] Ib., pp. 12:14.
[10] Ib., p. 14.
[11] Patrizia Nanz e Miriam Fritsche “La partecipazione dei/le cittadini/e: un manuale Metodi partecipativi: protagonisti, opportunità e limiti”, Regione Emilia-Romagna 2014, https://partecipazione.regione.emilia-romagna.it/tutte-le-pubblicazioni/pubblicazioni/la-partecipazione-dei-cittadini-un-manuale (ril. 16/8/20).
[12] DIDA et al., Laboratorio San Lorenzo, doc. cit., p. 8.
[13] Ib., p. 15.
[14] Ib., p. 2-5.
[15] Ib., p. 15.
[16] Ib., p. 16.
[17] Ib., p. 17.
Collegamenti esterni
- Open Toscana, Laboratorio San Lorenzo, https://partecipa.toscana.it/web/laboratorio-san-lorenzo (ril. 16/8/20).